«La Bce scrive e dialoga direttamente con l'ad (Paolo Fiorentino ndr) e solo marginalmente col presidente» lamenta Giuseppe Tesauro nella lettera di dimissioni con cui ieri ha dato l'addio alla presidenza di Carige, ruolo a cui era stato nominato dopo l'elezione in cda avvenuta nella lista della famiglia Malacalza, azionista di riferimento della banca genovese con il 20,6%. Le dimissioni di Tesauro, annunciate ieri mattina in una nota societaria che motivava la decisione rinviando a «gravi divergenze sulla governance», hanno penalizzato Carige che ha lasciato sul campo il 2,4% del capitale a 0,0079 euro. Vittorio Malacalza, vicepresidente di Carige, assumerà le funzioni di Tesauro e dovrà decidere se convocare subito o posticipare l'assemblea degli azionisti per individuare il successore al vertice. Il rischio è elevato: l'assemblea potrebbe essere l'occasione per la resa dei conti tra Maacalza e i fondi che hanno messo nel mirino Carige. Altri investitori infatti (con almeno il 5% del capitale) potrebbero chiedere integrare il board con nuovi ingressi o, addirittura, di rinnovare tutto il consiglio.
Un copione quest'anno già visto in Telecom. CM
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