
Chi lavora in proprio o con contratti di collaborazione spesso pensa di non avere diritto alle stesse tutele previste per i lavoratori dipendenti. E invece no: anche per i freelance iscritti alla Gestione Separata Inps esistono indennità di maternità e paternità, riconosciute in presenza di determinati requisiti. Lo ricorda la stessa Inps in una guida dedicata, che fa chiarezza su un tema spesso poco conosciuto, ma di grande importanza per chi lavora senza “posto fisso”.
Chi può richiederla
Ha diritto all’indennità di maternità o paternità:
chi è iscritto alla Gestione Separata Inps;
chi non percepisce pensione;
chi non è già coperto da un’altra assicurazione obbligatoria (ad esempio i lavoratori dipendenti che hanno anche un’attività autonoma);
chi ha versato almeno un mese di contributi alla Gestione Separata nei 12 mesi precedenti all’evento.
Nel caso dei collaboratori, l’Inps precisa che l’indennità spetta comunque, anche se il committente non ha versato i contributi, grazie al principio dell’automaticità delle prestazioni. Diverso invece per i liberi professionisti, che restano sempre responsabili dei propri versamenti.
Quanto dura il periodo di maternità
Il periodo standard coperto dall’indennità è di cinque mesi: due prima della data presunta del parto e tre dopo la nascita del bambino, più il giorno stesso del parto.
A differenza di quanto accade per i lavoratori dipendenti, non è obbligatorio astenersi dal lavoro: la scelta è libera, e il diritto al sostegno economico resta garantito.
In caso di gravi complicanze della gravidanza o di condizioni di lavoro ritenute rischiose, l’Asl o la Direzione territoriale del lavoro possono disporre un’interdizione anticipata o prolungata, che obbliga invece alla sospensione dell’attività. In queste situazioni, la maternità può durare fino a sette mesi dopo la nascita del figlio.
Flessibilità e casi particolari
L’indennità può essere modulata in modo flessibile. La madre, ad esempio, può scegliere di iniziare il periodo un mese prima del parto (ottenendo poi quattro mesi dopo la nascita), oppure di spostare tutto il congedo nei cinque mesi successivi. Anche in questo caso, non serve smettere di lavorare.
C’è poi un’ulteriore possibilità: chi nell’anno precedente alla maternità ha dichiarato un reddito inferiore a 9.456,53 euro (valore 2025) può chiedere tre mesi aggiuntivi di indennità dopo il periodo ordinario.
E per i padri freelance?
Qui la tutela resta purtroppo più limitata. Il congedo di paternità spetta solo in casi particolari: se la madre è deceduta, gravemente malata, ha abbandonato il figlio o se l’affidamento è esclusivo al padre.
In questi casi, il periodo coperto coincide con quello non utilizzato dalla madre (o tre mesi dal parto se la madre non lavora). Anche per i padri vale la possibilità dei tre mesi extra in caso di redditi bassi. L’astensione dal lavoro, anche qui, non è obbligatoria.
Quanto vale l’indennità e come fare domanda
L’importo riconosciuto è pari all’80% di 1/365 del reddito imponibile ai fini contributivi, calcolato sulla base dei versamenti effettuati.
Il pagamento avviene direttamente da parte dell’Inps, tramite bonifico bancario o postale. Attenzione: il diritto all’indennità si prescrive dopo un anno dalla fine del periodo coperto.
La richiesta si presenta online sul portale Inps, con credenziali Spid, Cie o Cns.
È consigliabile inoltrarla prima dei due mesi che precedono il parto, ma non oltre un anno dalla fine del periodo indennizzabile.Il certificato medico di gravidanza deve essere trasmesso dal medico all’Inps per via telematica, mentre la data di nascita del bambino va comunicata entro 30 giorni dal parto.