Altro che politica: è pura criminalità. Un narcos fermato e la pista albanese chiariscono subito l'agguato a Ranucci

I legami tra l'ordigno e il mandante di un omicidio di droga a Torvaianica nel 2020

Altro che politica: è pura criminalità. Un narcos fermato e la pista albanese chiariscono subito l'agguato a Ranucci
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Un attentato con più moventi e più potenziali mandanti, con l'ombra dell'alleanza tra trafficanti di droga, 'ndrangheta e spietate gang albanesi. Si fa ogni giorno più intricata l'analisi dell'attentato dietro al conduttore di Report Sigfrido Ranucci dello scorso 16 ottobre, quando un ordigno rudimentale è scoppiato distruggendo due auto davanti casa sua a Pomezia, alla periferia di Roma. Sono quattro anni che il vicedirettore Rai denuncia tutte le minacce ricevute, ci sono almeno dieci fascicoli aperti a Piazzale Clodio - di cui cinque particolarmente consistenti - che il pm dell'Antimafia Carlo Villani che indaga sull'attentato assieme all'aggiunto Ilaria Calò sta passando al setaccio, a caccia di un comune filo conduttore.

Prima della bomba ci sono stati i due proiettili di P38 lasciati davanti alla villetta, va detto che la zona in passato ha avuto diversi attentati dinamitardi molto simili. Il litorale romano da anni è ostaggio della criminalità locale legata anche a frange del tipo ultras in cui sarebbero maturati due omicidi in stile Suburra per un contrasto fra i clan criminali che si contendono il lucroso traffico internazionale di stupefacenti e le alleanze con i clan calabro-romano-napoletani, dalla famiglia Senese a Leandro Bennato e Giuseppe Molisso. A pagare il prezzo dello scontro era stato il capo della curva della Lazio Diabolik, al secolo Fabrizio Piscitelli, ammazzato in un parco il 7 agosto 2019. A seguire era toccato a Selavdi Shehaj, detto Passerotto, ucciso il 20 settembre del 2020 sulla spiaggia di Torvaianica, a poche centinaia di metri da casa Ranucci, nella zona di Campo Ascolano. A sparare n cambio di 150mila euro sarebbe stato lo stesso killer, Raoul Esteban Calderón, già condannato all'ergastolo per l'omicidio di Diabolik. Il mandante di almeno uno dei due agguati sarebbe invece il narcos albanese Altin Sinomati, arrestato il 10 ottobre ad Abu Dhabi dalla polizia degli Emirati Arabi Uniti grazie a una red notice emessa dalla Dda di Roma e consegnato ieri alle autorità italiane, in forza delle indagini dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma, della Mobile della Capitale e dello Sco.

C'è un collegamento tra queste vicende e la bomba a Ranucci? È presto per dirlo. I magistrati hanno dato ampia delega ai carabinieri di Roma e Frascati perché ricostruiscano minuziosamente le ore precedenti e successive allo scoppio, grazie all'analisi delle decine di telecamere posizionate nella zona e nei primissimi dintorni. È caccia all'uomo incappucciato che alcuni testimoni oculari avrebbero visto in quei concitati minuti vicino all'ordigno rudimentale. L'ipotesi è che sia un ex militare dell'Est con una discreta esperienza nel campo degli esplosivi, materiale difficile da trovare e da trattare. Si cercano anche possibili i collegamenti con la Fiat 500X rubata a Ostia qualche giorno prima dell'attentato e trovata a poca distanza dal luogo dell'attentato attraverso l'analisi del Dna dentro l'autovettura.

Restano vive le piste che portano alle indagini di Report - confermate nella puntata del 26 ottobre - sui legami tra le stragi di mafia del '92-'93 e la destra eversiva, gli appalti per il nuovo porto di Fiumicino e le inchieste sull'energia eolica, con gli appetiti delle cosche sui fondi europei per incentivare le rinnovabili, resta viva l'ipotesi che Ranucci non fosse l'obiettivo dell'agguato ma che fosse un messaggio verso una fonte che starebbe collaborando a una di queste inchieste.

La pista "politica" resta nelle deliranti suggestioni di grillini e Pd, così come non avrebbe fondamento l'ipotesi dei servizi segreti deviati, con lo stesso Ranucci che ammette: "Chi ha messo l'ordigno conosceva le mie abitudini ma non voleva uccidere. Anche grazie a qualche inchiesta del passato tocchiamo talmente tanti interessi e centri di potere che è impossibile capire l'origine. Ma non credo nei mandanti politici".

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