
- I tifosi del Napoli sono stati arrestati e poi rilasciati a Eindhoven, in Olanda, alla vigilia della partita di Champions League tra gli azzurri di Antonio Conte e il PSV. In più hanno annullato i loro biglietti e hanno vietato loro di tornare in città. La motivazione? "Poiché non si poteva escludere un possibile scontro tra tifosi di entrambe le squadre, il gruppo è stato attentamente monitorato", ha spiegato la polizia. Fermati per “comportamento provocatorio” e per essersi assembrati, li hanno trattati col pugno di ferro. Giusto? Sbagliato? Discutiamone. Però io vorrei chiedere al mio amico (si fa per ridere) Roberto Saviano: c’è forse in Olanda una deriva autoritaria o una torsione democratica? C’è “l’estrema destra” al potere che riduce gli spazi di democrazia? E quelli che frignano per due manganellate ai cortei Pro Pal, non hanno nulla da dire? Perché signori miei: se la polizia italiana applicasse il metodo olandese, e operasse “perché non si poteva escludere un possibile scontro”, cioè facendo un banale processo alle intenzioni, nessuna delle manifestazioni Pro Pal si sarebbero tenute.
- Forse esiste una via di mezzo tra la via olandese e il permissivismo italico. Ma non venitemi a dire che nel Belpaese la democrazia o la libertà di manifestare sono in pericolo, perché altrove fanno molto - ma molto - peggio (o meglio?). Eppure nessuno ne ha fatto un caso di Stato additando l’Olanda come il nuovo Terzo Reich.
- Uno guarda le foto di Nicolas Sarkozy che entra in carcere a Parigi e gli viene voglia di sorridere. Se non proprio di godere. Di gioire ripensando a quel sorrisino di Sarkò con Angela Merkel mentre l’Italia, e il governo Berlusconi, annaspavano. O ripensando alla folle operazione militare in Libia, che dopo le primavere arabe ci ha regalato un lungo inverno di instabilità regionale e raffica di migranti. Però. Però la differenza tra chi si dichiara garantista e chi lo è davvero la si vede quando il principio della non colpevolezza presunta lo si applica non solo a chi ci sta simpatico, ma anche ai non amici. Quindi no: non si può godere affatto nel vedere, per la prima volta, un ex presidente della Repubblica francese varcare le soglie del carcere. Perché Sarkozy non è ancora stato dichiarato colpevole con sentenza definitiva. Perché ha presentato appello. Perché non c’è nessun motivo per fargli scontare “in anticipo” la pena, visto che i reati di cui è accusato non creano alcun allarme sociale (non parliamo di un presunto stupratore o di un presunto assassino). Perché ora vivrà in una cella di nove metri quadri, con un’ora d’aria e solo tre libri a disposizione ma tra qualche mese, o anno, potremmo scoprire in Appello che la sentenza di primo grado era sbagliata.
Chi gli ridarà questi giorni passati dietro le sbarre? Chi laverà l’onta di essere il primo presidente emerito galeotto? E guardate: non entriamo neppure nel merito del processo di primo grado, che pure l’ha assolto da quattro dei cinque capi di imputazione e l’ha di fatto incastrato con la sempre poco convincente logica del “non poteva non sapere”. Lo affermo per difendere un principio. Nonostante quel sorrisetto di Sarkò