
Troppi fondi per vernissage e cocktail, pochi per la sicurezza del museo più visitato al mondo. Questa l'accusa che, da anni, circola attorno al Louvre e che è deflagrata ancora di più il giorno dopo il furto chirurgico di domenica mattina che ha fruttato otto gioielli della corona di inestimabile valore. Sessanta superpoliziotti per trovare quattro ladri e la refurtiva: questo l'impegno messo in campo dal governo che nel frattempo ha chiuso il Louvre e ha intimato ai prefetti di rafforzare le misure di sicurezza attorno alle istituzioni culturali. Della serie: si chiude il recinto a buoi ormai fuggiti.
Da un lato ci sono da rintuzzare le numerose critiche giunte da più parti ai decisori, dall'altro c'è la consapevolezza che le prime ore sono strategiche per l'esito finale delle indagini ed errori non se ne possono commettere.
È emerso che uno dei malviventi ha provato ad incendiare il montacarichi, come riferito dalla ministra francese della Cultura, Rachida Dati, che ha diffuso altri dettagli: "I rapinatori sono rimasti nella sala 3 minuti e 57 secondi. Sono andati direttamente verso le vetrine, sapevano esattamente ciò che volevano. Sono stati molto efficaci". Indicativo che i ladri non abbiano toccato la corona di Luigi XV, nonostante la sua imponenza: sapevano che le sue pietre sono imitazioni di gemme, e lo sono state fin dall'inizio del XVIII secolo.
Non solo conoscevano a menadito le sale del museo e il percorso più rapido per la vetrina in questione, ma erano al corrente anche delle falle del sistema, per cui gli inquirenti hanno messo in cima alle ipotesi quella della pista interna, ovvero con un potenziale basista che ha passato alla banda di professionisti le informazioni necessarie, in primis le deficienze strutturali, le stesse che i sindacati del Louvre hanno denunciato da anni. A farsi portavoce di parole che non sono, forse, state prese sul serio è Élise Muller, agente di sorveglianza al Louvre e rappresentante sindacale di Sud Culture Solidaires, che dai microfoni di una tv francese ha puntato il dito contro la direzione del museo, rea di aver fatto scelte di bilancio che non hanno dato priorità alla sicurezza del patrimonio.
"I budget sono destinati maggiormente alle feste, alle mostre straordinarie, il che ha senso, ma con un budget costante o addirittura in calo, ciò è avvenuto a scapito della sicurezza". Nella mattinata di ieri si era inoltre diffusa la notizia che la direzione del Louvre avrebbe contattato la società israeliana Cgi Group al fine di coordinare le indagini sul furto, ma i media francesi nel corso della giornata si sono affrettati a smentire. Chiede le dimissioni dei responsabili l'eurodeputata di Ecr Marine Marechal, secondo cui nelle ultime 24 ore la Francia è stata "lo zimbello del mondo a causa del ridicolo furto dei gioielli della corona dal Louvre, questa umiliazione non può restare inascoltata: Rachida Dati deve esigere le dimissioni immediate della direttrice del museo, Laurence Des Cars, e del responsabile della sicurezza, Dominique Buffin, da lei nominati nell'ambito di una politica di femminilizzazione. Ovviamente a costo di rinunciare alle competenze e di mettere a repentaglio il patrimonio culturale della nostra Nazione".
Capitolo gioielli: è molto probabile che i gioielli, impossibili da rivendere così sul mercato, siano stati scomposti. Ma l'opzione sul tavolo, quella più desiderata, è quella del ritrovamento, come auspicato dalla casa d'aste Christie's, come è accaduto qualche tempo fa ad alcuni gioielli rubati alla Gruenes Gewoelbe di Dresda". In quella circostanza fu messo a segno il più grande furto dalla Seconda guerra mondiale, avvenuto il 25 novembre 2019.
Furono infatti rubati 4.
300 diamanti, per un valore stimato di circa 114 milioni di euro, ma la gran parte dei preziosi fu sequestrata nel dicembre 2022 nell'ambito di un accordo tra i criminali e la Procura tedesca e ora si trova di nuovo a Dresda. Come dire, che Parigi vuol scendere a patti col nemico.