Economia

La Casa Bianca minaccia le auto straniere

A rischio lo sviluppo negli Usa di Alfa e Maserati. Oggi Fca presenta il Piano Italia

Pierluigi Bonora

La mina dazi da parte di Donald Trump si ripresenta proprio in concomitanza con la presentazione, da parte di Fca, del «Piano Italia». Oggi, a Torino, l'ad Mike Manley (nella foto) e Pietro Gorlier, capo di Fca Europa, parleranno con i sindacati di investimenti, nuovi prodotti e in quali fabbriche del Paese nasceranno. E la possibilità che gli Usa applichino dazi del 25% sui veicoli importati dall'Europa, andrebbe a toccare gli impianti italiani dai quali escono i modelli destinati anche a quel mercato: Melfi, Cassino, Mirafiori, Grugliasco e Modena (senza dimenticare Maranello per la Ferrari di casa Exor: per il Cavallino rampante gli States valgono il 25% del fatturato).

Per il Lingotto non si tratta di grandi numeri, ma quello che preoccupa è lo sviluppo Oltreoceano di Maserati e Alfa Romeo, sempre che Fca (-1,5% ieri in Borsa) non decida di aprire anche negli Usa linee specifiche per il Tridente e il Biscione. Banca Akros ha stimato, per il 2018, complessivi 136mila veicoli tra Jeep (oltre 100mila), Alfa Romeo (circa 24mila) e Maserati (12mila), prodotti in Italia, consegnati al mercato americano. Un business che vale intorno a 3,5 miliardi, il 3% dei ricavi del gruppo.

Di contro, se l'Ue per ritorsione imiterà la mossa di Trump, si porrebbe il problema dell'arrivo in Europa dei modelli Jeep prodotti nell'area Nafta, ovvero Grand Cherokee, Cherokee, Wrangler e Compass (Messico).

Per quest'ultimo, vista l'elevata domanda, l'ad Manley e Gorlier dovrebbe confermare oggi l'assemblaggio anche a Melfi. Mentre per gli altri modelli dell'iconico marchio americano (Akros stima in 160mila le Jeep esportate quest'anno dagli Usa in Europa), potrebbe essere presa in considerazione la produzione nel Vecchio continente. Si tratta di veicoli apprezzati dai mercati europei. Questo, dunque, il quadro che si presenterà a Fca nel momento in cui Trump deciderà l'ok ai dazi.

Il capo della Casa Bianca è andato su tutte le furie dopo che l'ad di General Motors, Mary Barra, ha annunciato la chiusura di fabbriche in Ohio, Maryland e Michigan, tagliando così il 15% della forza lavoro: circa 15mila posti. Una ristrutturazione, quella di Gm, che non riguarda però le attività cinesi. «Il Paese ha salvato Gm e questo è il ringraziamento; Gm smetta di produrre veicoli in Cina e porti le linee nel suo Paese», la replica piccata al gruppo con base a Detroit. E sempre Trump minaccia ora di tagliare i sussidi a Gm per lo sviluppo delle auto elettriche.

I dazi Usa, se arriveranno, colpiranno in particolare i costruttori tedeschi. Bmw, Daimler e gruppo Volkswagen nel 2017 hanno spedito negli Stati Uniti veicoli per un valore di 20 miliardi di dollari.

«Il motivo per cui il settore dei furgoni negli Usa è così florido è in quanto, per molti anni, ci sono state tariffe del 25% su quelli che entravano nel nostro Paese - ha twittato Trump -. Se facessimo lo stesso con le auto, molte di più ne verrebbero costruite negli Usa e Gm non chiuderebbe le sue fabbriche», ha aggiunto il presidente, invitando il Congresso «a farsi furbo».

«I Paesi che esportano le loro vetture qui - ha twittato ancora - hanno approfittato degli Usa per decenni».

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