Cda transitorio per Alitalia Colaninno verso la conferma

Tutti concordano: il nuovo consiglio di Alitalia che sarà insediato dall'assemblea di lunedì prossimo sarà transitorio. Avrà sul tavolo due dossier: l'alleanza internazionale e la nuova linea di credito con le banche (200 milioni o più). All'ingresso di Etihad, si procederà a una ricomposizione della governance (gli arabi entrerebbero tramite aumento dedicato con una quota tra il 40 e il 49%). Si arriverà a primavera.
Alla luce di ciò, una voce, che nelle ultime ore ha preso consistenza, appare verosimile: i soci starebbero cercando di persuadere Roberto Colaninno a tornare sui suoi passi e ad accettare di nuovo l'incarico di presidente. Convergono su questa ipotesi alcune considerazioni: il presidente, diciamo così, definitivo, sarà eletto dal nuovo azionariato; avrebbe senso che Colaninno passasse il testimone a un successore vero, e non in transito. Analoga considerazione per gli altri nomi che si fanno: da Domenico Cempella (ad dal 1996 al 2001), a Giovanni Castellucci (Atlantia), a Massimo Sarmi (Poste).
Personaggi di calibro che non potrebbero accettare un incarico «di transizione» (Castellucci sarebbe di questi il più probabile perchè ha tenuto rapporti diretti con Etihad). Colaninno è stato l'unico ad aumentare la propria quota rilevando parte dell'inoptato e ha già convertito il prestito obbligazionario, prima della scadenza del 10 gennaio.
Stesso discorso per l'ad Gabriele Del Torchio. Anch'egli potrebbe restare fino all'ingresso del nuovo socio. Il suo mandato l'ha svolto con onore: ha realizzato un difficile aumento di capitale e ha individuato il nuovo alleato internazionale. Avrebbe senso sostituirlo «in corso d'opera», durante i colloqui e le verifiche con Etihad? Un sostituto di rango - si fa il nome di Giuseppe Giordo, ad di Alenia Aermacchi - accetterebbe un incarico sottoposto alle decisioni di un socio che non c'è ancora?
Entro oggi saranno presentate le liste per il consiglio; in queste ore è un susseguirsi di incontri e contatti per metterle a punto. Oggi dunque si potrà già immaginare il nuovo cda, visti i meccanismi di voto. Ogni lista conterrà 19 nomi; su questo punto lo statuto sarà modificato, e il nuovo cda sarà formato da una decina di membri, probabilmente tra 7 e 13: sarà introdotto un criterio di flessibilità. Il meccanismo liste-voti, un proporzionale puro, assicurerà rappresentanza alle minoranze. Le liste potrebbero essere 3 o 4, secondo le aggregazioni: di Intesa, Poste, Air France se tre, più una eventuale di Unicredit.
Il 10 scadrà la conversione del bond di 95 milioni della primavera scorsa. AF ha già convertito, e grazie a questa mossa ha mantenuto una quota (7%) che le consente di presentare una lista e di ambire a un posto in cda. Hanno convertito Pirelli, Colaninno, Marcegaglia e altri; Intesa deve ancora decidere ma probabilmente non convertirà: è già primo socio con il 20% e un 1-1,5% in più non cambierebbe gli assetti.

Fino a venerdì ci potranno essere assestamenti nelle quote. Gli azionisti oggi, dopo l'aumento da 300 milioni, appaiono in questa graduatoria: Intesa 20%, Poste 19%, Unicredit 13%, Immsi 9, Atlantia 8, AF 7%, Percassi 4 e, a seguire, altri 18 soci molto frammentati.

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