Cdp, Monti dà un «aiutino» alle Fondazioni

Il conguaglio per convertire le azioni privilegiate è stato abbassato a 750 milioni. Sarà rateizzabile in cinque anni

Franco Bassanini, presidente della Cassa depositi e prestiti
Franco Bassanini, presidente della Cassa depositi e prestiti

Mario Monti e il Parlamento hanno compiuto un piccolo «miracolo»: hanno assicurato la presenza delle Fondazioni bancarie nel capitale di Cdp e hanno strappato un prezzo di conversione delle privilegio in ordinarie molto vantaggioso e, per giunta, a rate. Senza il diretto interessamento del premier sarebbe stato difficile conseguire un risultato favorevole al gruppo degli enti guidati dal presidente di Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti.
È lo stesso numero uno della Cassa, Franco Bassanini, a comunicare il raggiungimento dell'intesa nella tarda serata di ieri. «Il meccanismo prevede che le Fondazioni per il momento si diluiscano, convertendo senza conguagli e scendano al 16,7%» dal 30% attuale, ha spiegato l'ex ministro della Funzione pubblica. Le istituzioni di origine bancaria «risaliranno subito dopo al 20% comprando azioni del ministero dell'Economia e delle Finanze al prezzo pieno delle azioni ordinarie» e versando 750 milioni di euro che contribuiranno alla riduzione del debito pubblico. Si tratta di una valutazione di Cdp «a patrimonio netto», corrispondente a quella del 2003 fa quando la Cassa fu trasformata in una società per azioni. «Nulla, poi, impedirà loro di risalire dal 20 al 30%», ha concluso Bassanini sottolineando che «sulla governance non cambia niente».
Contestualmente, in Senato il governo ha dato l'ok a un emendamento presentato da Cinzia Bonfrisco (Pdl)che stabilisce la rateizzazione in 5 anni del prezzo di conversione (il primo luglio di ogni anno a partire dal 2013 sarà versato il 20%) che sarà stabilito dalla Cassa entro il 31 gennaio prossimo. L'assemblea delle 65 Fondazioni azioniste (Cariverona si era sfilata la scorsa settimana), avendo avuto sentore della manovra, ha dato l'ok al progetto chiudendo una diatriba che era giunta sino al Consiglio di Stato. Il tribunale amministrativo d'appello aveva sollecitato un intervento del Parlamento per ottenere un provvedimento che avesse il valore di legge e che tenesse conto dell'incremento patrimoniale della Cassa cui avevano contribuito le Fondazioni in 8 anni (circa 3 miliardi).
La sottolineatura di Bassanini sul «forte ruolo del premier per trovare un punto di incontro» non è superflua. Sia Monti che il ministro dell'Economia Grilli avevano una priorità: garantire la presenza di un socio privato per continuare a deconsolidare Cdp dallo stock del debito pubblico.

La possibilità di riacquistare le azioni dal Tesoro, inoltre, rende meno appetibile il 2,57% di Cariverona che aveva annunciato il recesso. Eppure ieri Bassanini ha lanciato un caveat: «La Cassa non è uno strumento per salvataggi politici». Lo ha detto per ben due volte. Forse per farsi sentire meglio.

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