I nuovi vertici della Cassa Depositi e Prestiti sono al lavoro insieme ai consulenti di Mc Kinsey sul nuovo piano industriale, le cui linee guida dovrebbero essere approvate dal consiglio di amministrazione del 29 novembre. L'obiettivo del nuovo ad, Fabrizio Palermo, che sta già riorganizzando la prima linea manageriale (il prossimo dato in uscita è Vladimiro Ceci, capo dell'audit, che dovrebbe traslocare alle Poste), è quello di focalizzare l'intervento della Cassa su infrastrutture e imprese, assorbendo il patrimonio immobiliare e rivedendo la gestione delle partecipazioni.
Nel 2017, sotto il tandem Claudio Costamagna-Fabio Gallia - è proseguito il riassetto delle attività di real estate con nuovi interventi a favore di Cdp Immobiliare, l'ex Fintecna Immobiliare. La Cassa Depositi, si legge nella relazione finanziaria annuale, ha dovuto in particolare sostenere l'acquisto delle quote non detenute da Cdp Immobiliare in alcune joint venture finite in liquidazione. Cdp Immobiliare alla fine dell'anno scorso aveva un patrimonio immobiliare complessivo di poco superiore al miliardo, di cui 225 milioni detenuti direttamente e altri 850 circa tramite le 14 società veicolo in partnership con operatori nazionali.
Rispetto a tale patrimonio, gli investimenti lo scorso anno sono risultati pari in tutto a 300 milioni (+43% rispetto al 2016), in particolare per promuovere il social housing, lo smart housing, la valorizzazione degli immobili pubblici e il settore turistico, parallelamente a una strategia di interventi riorganizzativi mirati al risanamento e alle dismissioni (cui sono stati destinati due terzi dei fondi).
Un patrimonio importante che non rende come dovrebbe, aveva fatto notare qualche mese fa Stefano Buffagni, uomo ombra economico di Luigi Di Maio, parlando a margine del Consob Day a Milano. Sulla gestione del «mattone», in particolare su quello pubblico come le caserme, avrebbe acceso un faro anche l'Eurostat, l'ufficio statistico dell'Unione Europea. La stessa Eurostat aveva del resto già bocciato il tentativo di far passare la quota di Enav controllata dal Tesoro sotto Cdp. Il cosiddetto progetto «Capricorn» ideato da Matteo Renzi che ora sarebbe tornato - seppure rivisto - sul tavolo delle banche di investimento. L'obiettivo di operazioni di questo tipo è quello di ridurre del debito pubblico ma il rischio è che le passività di Cdp vengano incluse nel perimetro statale, cambiando la missione della Cassa e azzerando i vantaggi.
Resta da capire se con il nuovo piano targato Palermo la Cdp farà da collante alle nozze nella Difesa tra Leonardo Finmeccanica, guidata da Alessandro Profumo controllata dal Tesoro con il 30,2%, e la Fincantieri di Giuseppe Bono, controllata da Fintecna che è al 100% della Cassa. Ieri le due società hanno concordato i principi guida per rafforzare la collaborazione nel settore navale militare, rilanciando la joint venture Orizzonte Sistemi Navali. «La valorizzazione delle reciproche competenze, sviluppate in ambito nazionale in un'ottica di Sistema Paese, passerà attraverso il rilancio della joint venture partecipata da Fincantieri e Leonardo con quote, rispettivamente, del 51% e del 49%, a cui entrambe le parti hanno previsto di conferire risorse che consentiranno loro di assumere la responsabilità del Sistema di Combattimento, definendo requisiti e architettura dei singoli componenti», si legge in una nota. Un avvicinamento che potrebbe, dunque, rientrare nel progetto ben più ampio del governo finalizzato a riunire tutte le principali partecipazioni industriali pubbliche sotto il controllo di Cdp. Senza incappare in un'Opa obbligatoria.
Nel cantiere sul riassetto Palermo non è solo.
Con la recente distribuzione delle deleghe, l'ad e dg ha la parte operativa ma il presidente Massimo Tononi (garante di Giuseppe Guzzetti, il patron delle Fondazioni azioniste di minoranza di Cdp) può difendere il fortino da eventuali tentazioni giallo-verdi: a lui sono stati conferiti oltre alla rappresentanza legale, le eventuali modifiche di statuto da sottoporre al cda, convocare e fissare l'ordine del giorno del cda e, di concerto con l'ad, rappresentare la Cassa nei rapporti istituzionali.
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