La cessione era prevista in settembre

Attesa a settembre dal mercato, la cessione del 30% di Aeroporti di Roma (Adr) non decollerà nei tempi previsti. Secondo indiscrezioni, l'operazione studiata dalla famiglia Benetton - che controlla la società attraverso Atlantia (96%) - sembra avere avuto uno stop. Le ragioni sono celate dietro stretto riserbo, ma secondo una fonte ci sarebbero due nodi da sciogliere: «In parte le offerte arrivate non sarebbero pienamente soddisfacenti (la base di partenza sarebbe di almeno 4 miliardi complessivi, 1,3 miliardi per il 30%) e in parte le recenti tensioni con i vertici arabi di Alitalia avrebbero indotto a una riflessione».

Secondo il piano originario, il progetto prevede la cessione in due tranche del 30% del capitale della società che controlla gli scali di Roma (Fiumicino e Ciampino): il primo 15% al migliore offerente tra un pool di investitori attraverso una classica gara; mentre un secondo 15% ad Adia, il fondo sovrano del governo di Abu Dhabi. Lo scopo dei Benetton è quello di aprire il capitale del gruppo, definire una volta per tutte il valore della partecipata e, con la liquidità derivante dalla vendita, imprimere un'accelerazione allo sviluppo estero della propria galassia industriale.

Alla corte del colosso veneto si sarebbero presentati, tra giugno e luglio, diversi fondi tra cui i canadesi di Borealis Infrastructural, e i cinesi di Gingko Tree. Tuttavia, a complicare le cose sarebbe poi intervenuto lo scontro tra l'ad di Etihad, James Hogan, e i vertici di Adr sugli investimenti e i disservizi allo scalo di Fiumicino dopo l'incendio di fine luglio. Sembra infatti che i due colossi arabi Etihad e Adia abbiano fatto quadrato e preso tempo.

Un'incertezza che se non si sbloccherà a breve si potrebbe riflettere anche sui piani di espansione della famiglia. La cessione di Adr permetterebbe, infatti, ad Atlantia di contare su risorse finanziarie aggiuntive. E buona parte di queste potrebbero essere impiegate per lo sviluppo del settore "international aviation", in particolare sull'aeroporto di Nizza o su quello di Londra. Dopo l'affondo sullo scalo cileno di Santiago, nei giorni scorsi il Sunday Times ha rilanciato la possibilità che la famiglia Benetton gareggi per il London City Airport messo in vendita dal fondo Global Infrastructure Partners (che lo acquisì nel 2006 per 750 milioni di sterline).

Lo scalo londinese è particolarmente appetibile, visto che vanta una crescita anno su anno dell'8% con 3,6 milioni di passeggeri ed è uno snodo cruciale del mercato aereo. I Benetton dovranno però vedersela con la concorrenza: il gruppo australiano Macquarie, il fondo Otpp (potente fondo pensione degli insegnanti dell'Ontario), la compagnia assicurativa Allianz. Ecco perchè l'operazione Adr “ai supplementari“ potrebbe mettere i bastoni fra le ruote ai nuovi progetti.

Anche se va ricordato che i Benetton hanno sempre detto di «non avere fretta e di non voler cedere Adr a qualsiasi prezzo». Forti anche di una buona situazione finanziaria: una liquidità che al 30 giugno ammontava a circa 4 miliardi, con un debito stabile poco sopra i 10 miliardi.

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