Il blitz è scattato il 24 ottobre. I fedelissimi di don Verzè hanno blindato, come un castello medioevale, l’Università Vita-Salute. Nei corridoi del San Raffaele, ammaccato dopo la tempesta, qualcuno, giocando con le suggestioni della storia, paragona l’operazione a quella vagheggiata da Mussolini nell’aprile ’45, quando il Duce si era messo in testa di continuare la guerra nella ridotta della Valtellina. Solo che questa volta la trincea è stata scavata e occupata per davvero. Dopo la morte di don Verzè e il drammatico suicidio del suo braccio destro Mario Cal, dopo il passaggio dell’ospedale nell’orbita di Giuseppe Rotelli e del suo gruppo e il varo di un piano di risanamento lacrime e sangue, con il via a 244 licenziamenti,ora la guerra si sposta all’interno dell’ateneo che formalmente è rimasto nelle mani delle persone più vicine al sacerdote veronese, insomma i Sigilli. E i Sigilli, attraverso l’Associazione Monte Tabor, si sono asserragliati nell’università, bloccando ogni forma di mediazione con la nuova proprietà, che pure ha il possesso dei muri, e anzi marcando le distanze da qualunque tentativo di svecchiare un ambiente segnato da gravi scandali e ruberie.
Per carità. Il San Raffaele era e resta, al di là di ogni errore, un gioiello frutto della mente visionaria di don Verzè, ma gli eventi che si sono succeduti avrebbero dovuto consigliare un cambio della guardia. Le tangenti. Gli ammanchi e gli sprechi. La bancarotta con quasi un miliardo e mezzo di debiti. Il sangue di Cal sotto la cupola del Ciborio che svetta sulla tangenziale. I professori delle tre facoltà - filosofia, psicologia e soprattutto medicina, il cuore dell’istituzione- si erano espressi per un passaggio morbido delle consegne e invece il 24 ottobre il cda si è riunito in corsa e senza tanti proclami ha cambiato pelle. Ora il presidente è Raffaella Voltolini, da una vita insieme a don Verzè, e con lei nel cda è entrata Gianna Zoppei, presidente della Monte Tabor, pure vicina al sacerdote.
Per usare un’espressione alla moda, anche se banale, Voltolini e Zoppei facevano parte del «cerchio magico» che ha circondato il prete sin dall’inizio della sua avventura. Il nuovo rettore è Antonio Scala, per un quarto di secolo professore di Chimica alla Statale di Milano; Scala ha accettato l’incarico pur sapendo che la sua nomina avrebbe provocato malcontento fra i colleghi che vogliono traghettare l’università verso il futuro.
Invece, Raffaella Voltolini nel suo discorso di insediamento ha sottolineato che il suo incarico di presidente, pur definito «onerosissimo», era stato «preconizzato, anzi voluto e chiesto da don Luigi in via testamentaria ». Insomma, il marchio di fabbrica, a dispetto di tutto quello che è successo, resta sempre lo stesso. E invece il Senato accademico, che nel consiglio appena rifatto è in posizione di minoranza con due soli membri su sette - il preside di medicina Massimo Clementi e quello di psicologia Michele di Francesco - è sempre più preoccupato perché ritiene che la nuova leadership non sia assolutamente all’altezza del compito e mostra di non voler assolutamente collaborare con Rotelli che pure si era speso in queste settimane per cercare un contatto con i Sigilli. Il timore, palpabile, è che i vertici appena insediati non riescano a mantenere il profilo di autorevolezza e spessore scientifico che sta alla base dell’istituzione. La Voltolini, nella sua prolusione, dopo essersi messa al riparo del testamento, ha accennato con toni apocalittici al rischio di «imbastardimento ». Un concetto cui i docenti si preparano a rispondere con un documento che circola nei corridoi di via Olgettina. Per il corpo insegnante è impensabile che un tempio del sapere, spazio della libertà e della creatività, possa esser guidato, anzi commissariato per via testamentaria. Disperdendo il patrimonio di ricerca e umanità costruito in tanti anni. Il preside di medicina e i presidenti dei corsi di laurea, sette-otto persone, hanno deciso di rimettere le loro cariche nelle mani del ministro Profumo e molti professori avrebbero già firmato il testo che boccia in toto la linea Zoppei-Voltolini. Anzi, per essere chiari fino in fondo, sfiducia direttamente le due Sigille, ritenute corresponsabili del disastro di cui si sta occupando la Procura di Milano. E fra i banchi e le cattedre si leggono frammenti di verbali poco edificanti. Fra gli altri, quelli di Stefania Galli, segretaria di Cal: «Del contante lo sapevano Valsecchi, Danilo Donati, la Voltolini e la Zoppei». Anche se, va detto, non risulta che le due donne siano al momento indagate.
Per correre ai ripari, questa estate gli insegnanti avevano tenuto le loro primarie e avevano espresso una terna di nomi per la carica di rettore: Alberto Zangrillo, primario di anestesia e rianimazione, noto per essere il medico che segue Berlusconi; Claudio Rugarli, ordinario di medicina interna; Luigi Pozza, diabetologo di fama internazionale. Ma i tre nomi, pur prestigiosi, sono stati appallottolati e buttati nel cestino: «Sono state considerate- afferma un comunicato- le preferenze espresse dal Corpo accademico, giudicate tuttavia non sufficientemente rappresentative di una convergenza forte sulle candidature stesse».
Lo scontro si annuncia duro e pure i medici specializzandi prendono posizione contro lo strapotere dei Sigilli in ateneo. «È con sincera preoccupazione e rammarico che apprendiamo, per vie non ufficiali, la frattura che si è determinata fra corpo docente e amministrazione universitaria che espone tutti gli specializzandi e tutti gli studenti alla più desolante incertezza.
(1. continua)
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