Economia

Christine davanti al bivio della scelta «verde»

Finita l'era Draghi, Francoforte deve fare i conti anche con il rischio climatico

Christine davanti al bivio della scelta «verde»

Da ultrà del rigorismo duro e puro ai tempi del Fondo monetario internazionale, a paladina dell'ambiente. L'ennesima metamorfosi potrebbe regalarci una Christine Lagarde in versione banchiere centrale à la Greta Thunberg. Svolta green per colorare di verde il modello di quantitative easing che verrà, perché quello lasciato da Mario Draghi, fra gli alti lai dei falchi all'interno della Bce, sembra un po' un antibiotico scaduto. L'eurozona ha invece bisogno di nuovi ricostituenti. A Christine l'hanno giusto ricordato l'altro ieri gli amici dell'Fmi con previsioni poco rassicuranti sulla crescita, prevista in rallentamento un po' ovunque. Serve altro, e in fretta. Soprattutto se Eurolandia finirà nella tagliola dei dazi americani.

Da quando è a capo dell'istituto centrale, lei non ha ancora spostato una sedia. Resterà ferma anche oggi, giorno di riunione a Francoforte. Trattasi, però, di un immobilismo in movimento, ossimoro calzante visto che la pentola sta già bollendo: sotto il fuoco c'è la revisione della politica monetaria. È stata fra le prime cose con cui la Lagarde ha cercato di connotare la sua gestione. L'intento è quello di coinvolgere, in una sorta di brain storming, un po' tutti: politici, economisti, banchieri, società civile. «Richiederà tempo, ma non troppo. Il mio piano è di far partire questa revisione a gennaio e di concluderla entro la fine del 2020», aveva detto l'ex ministra francese delle Finanze.

Il ruolino di marcia è stabilito. Resta da vedere se il lavoro di squadra porterà frutti e, soprattutto, quale impatto avrà all'interno di un board uscito spaccato dal decisionismo di Mario Draghi. A conti fatti, voler rimettere al centro la collegialità nelle scelte è tanto un'opportunità quanto un rischio.

Quanto alla gradazione ecologista che potrebbe colorare la Bce, è una scelta molto à la page. Se perfino in quel falò delle vanità che è il Forum di Davos si sono detti un po' tutti «gretini», è segno che qualcosa è cambiato. Giusto quindi muoversi per tempo. La rivoluzione verde potrebbe seguire almeno due strade. La prima riguarda la ridefinizione dei prestiti Tltro con un allungamento da tre a dieci anni delle scadenze e un ulteriore abbassamento dei tassi (da -0,5 a -1-2 per cento). A un patto: le banche dovranno usare questi fondi per finanziare investimenti energetici sostenibili. L'altra è l'inserimento di maggiori quantità di green bond nel pacchetto di stimoli monetari, così da indurre gli emittenti sovrani a collocare più obbligazioni di questo tipo.

Chissà se servirà a qualcosa.

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