Effetto Chrysler sul fatturato della grande industria italiana. Nell'ultimo quinquennio, secondo R&S Mediobanca, la crescita è stata del 28,9% e nel 2012 del 13%. Senza l'aggregazione con Detroit l'ultimo anno sarebbe stato di stagnazione (+0,8%). Una leva che ha portato le Americhe a contare per il 50,2% di tutta la manifattura. Del resto, lo scorso anno il giro d'affari della grande industria italiana è arrivato per il 67% del totale dall'estero (valeva il 53% nel 2008), dove ha registrato una crescita del 19,7%, mentre il fatturato domestico è aumentato dell'1,6%. Il mercato italiano è residuale per la grande manifattura, che fattura all'estero quasi il 90%. I campioni di vendite estere sono Luxottica (97,4% del totale), Danieli e Pirelli (93%) ed Exor (91,3%), grazie appunto al pieno consolidamento di Chrysler.
Ma qual è lo stato di salute dell'industria tricolore nel suo complesso? Secondo Mediobanca, ci sono segnali positivi in termini di occupazione, in lieve aumento nel 2012 (+2,3%) e con il superamento del milione di addetti. Migliorano anche le disponibilità liquide (cassa+titoli), raddoppiate nel quinquennio (da 35,8 a 74,8 miliardi). Le concentrazioni più importanti di liquidità riguardano il gruppo Exor (+350% a 23,3 miliardi), seguita da Enel con 9,9 miliardi (+91,8%), Telecom (+45,2% a 8,2 miliardi) ed Eni (+228,7%, 8 miliardi, grazie alla cessione della Snam).
Capitolo dividendi. Lo Stato ha incassato nel periodo 5,9 miliardi da Eni e 3,7 da Enel, mentre tra i privati, la holding della famiglia Rocca (tramite Tenaris) ha ricevuto oltre un miliardo. Piazza d'onore, con 870 milioni, per la Delfin di Leonardo Del vecchio, e terzo posto (oltre 500 milioni) per le holding della famiglia Berlusconi.
Quanto alle maggiori banche quotate, anche il 2012 si è chiuso in rosso a causa del calo dei ricavi (-4,3%) e della maggiori perdite su crediti (+44,9%, il 36% dei ricavi); a livello di sistema, nel primo trimestre 2013 le sofferenze hanno toccato i 114 miliardi (+4% rispetto a dicembre 2012).
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