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Cina in pressing a Bruxelles per eliminare i dazi sull'export

Pronto un documento per riconoscere lo status di «economia di mercato». Interrogazione di Tajani: «Rischio dumping»

La Cina spinge sull'acceleratore per la rimozione delle residue barriere commerciali da parte dell'Unione Europea. Il summit in programma lunedì prossimo potrebbe essere decisivo in tal senso. Secondo le bozze di dichiarazione congiunta in circolazione a Bruxelles, il rafforzamento della partnership commerciale potrebbe considerarsi praticamente acquisita. In particolare, il documento evidenzia il «pieno riconoscimento della Cina come economia di mercato a partire dal 2016, in base agli standard del Wto», ragione sufficiente per eliminare i dazi antidumping su alcune esportazioni provenienti da Pechino. La dichiarazione, inoltre, prevede «l'avvio nel breve termine di uno studio di fattibilità per un accordo commerciale e finanziario tra Europa e Cina».

La bozza del documento ricorre a un escamotage: poiché lo Stato asiatico ha presentato la propria domanda di adesione al Wto nel 2001 e i candidati hanno 15 anni a disposizione per adeguarsi agli standard internazionali del commercio (cornice legale, tutela degli investimenti e rispetto dei brevetti internazionali), si dà per acquisito lo status. Il passaggio da «non-market economy» ad «economia di mercato» non è però scontato e la stessa commissaria Ue agli Affari interni Cecilia Malmström ha sempre precisato che la conclusione dell'iter non è una formalità.

In ogni caso, la bozza ha preoccupato gli esponenti italiani del Ppe, in primis il vicepresidente dell'Europarlamento Antonio Tajani, che hanno presentato un'interrogazione scritta al numero uno della Commissione Ue Juncker nella quale si ricorda che le analisi effettuate dal Wto hanno evidenziato «una situazione di squilibrio e di non corretta applicazione da parte della Cina dei principi di libera concorrenza». Il riconoscimento dello status di economia di mercato, invece, «porterebbe ad un'automatica sospensione di importanti misure antidumping, volte a contrastare la vendita di merci cinesi a prezzi inferiori di quelli di produzione del mercato interno dell'Unione». I numeri danno l'esatta dimensione del problema sollevato da Tajani e dai suoi colleghi.

Il deficit della bilancia commerciale della Ue con la Cina nel 2014 è stato di 137,7 miliardi di euro, in lieve aumento rispetto all'anno precedente. Quello dell'Italia è stato, tutto sommato, limitato a -14,5 miliardi, ma è chiaro che, eliminando le barriere, il dato tenderebbe a peggiorare.

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