Confindustria, ok al «team» Boccia

Il consiglio approva il programma del neopresidente e la squadra dei sei vice. Il caso «Sole-24 ore»

Marcello Zacché

Vincenzo Boccia, presidente designato di Confindustria, incassa il via libera alla squadra e al programma. Non era proprio scontato: l'ultimo Consiglio generale di Confindustria lo aveva nominato per una incollatura: solo 9 voti, di vantaggio 101 a 92, contro il rivale Alberto Vacchi. Ieri il passaggio era delicato, perché doveva misurare la capacità del vincitore di allargare il proprio consenso.

Ebbene, sulla carta ciò è avvenuto: programma e vice hanno ottenuto 107 voti su 157 presenti. Ma a ben vedere non è cambiato molto. A parte i molti assenti rispetto alla votazione di fine marzo, i favorevoli avrebbero dovuto essere di più. Al voto partecipavano anche i 16 membri del nuovo advisory board, introdotto dalla riforma Pesenti. Quindi i 107 voti sono probabilmente meno di quanti non ne poteva raccogliere se avesse effettivamente «sfondato» nel campo di quelli che a marzo hanno votato Vacchi. Anche perché tra le sei vicepresidenze scelte da Boccia ce n'è almeno una che rappresenterebbe proprio la pacificazione con Assolombarda, la grande sconfitta di queste elezioni di Confindustria. Giovanni Brugnoli, che avrà le deleghe al «Capitale umano» è il candidato di unitarietà che deriverebbe da un asse del nord tra Milano, Varese e Bergamo.

Per le altre cinque poltrone di vicepresidente Boccia ha confermato la fedelissima Antonella Mansi, con la forte delega all'«Organizzazione» (è il ministro degli Interni di Confindustria); Lisa Ferrarini, soggetto elettorale chiave per il lavoro svolto in Emilia Romagna, la regione di Vacchi (avrà la delega Europa); e Licia Mattioli, proconsole elettorale del Nord-Ovest (Internazionalizzazione). Mentre ha scelto Giulio Pedrollo, protagonista nel Nord-Est, per la delega all'Internazionalizzazione; e infine, nello strategico ruolo delle «Relazioni industriali», ha nominato Maurizio Stirpe, il numero uno del Lazio, pezzo da Novanta della nuova squadra, considerato equidistante da ogni partigianeria.

Per la nomina definitiva del nuovo corso bisogna ora aspettare le assemblee, privata e pubblica, del 25 e 26 maggio prossimi. Ma che le acque confindustriali restino agitate lo ha mostrato, nel consiglio di ieri, l'intervento del past president Antonio D'Amato. Avversario di Boccia (sosteneva il bresciano Bonometti poi ritiratosi dalla tenzone) D'Amato ha criticato fortemente la scelta di nominare il cda del Sole 24 Ore prima dell'assemblea. E cioè prima della nuova «proprietà» (le azioni del Sole vengono girate da presidente a presidente, per statuto). Così facendo il presidente uscente, Giorgio Squinzi, ha nominato il cda per i prossimi tre anni. Dove, tra l'altro, è egli stesso il candidato presidente. All'uscita di D'Amato avrebbero replicato Emma Marcegaglia e Luigi Abete, ricordando che si trattava di regole societarie, tempi che non potevano aspettare. Ma in ogni caso il tema «Sole» sarà la prossima attualità confindustriale.

Il deludente andamento economico degli ultimi anni preoccupa gli associati che potrebbero essere chiamati a un aumento di capitale.

E non è un caso che nel nuovo cda non sia stato ancora individuato un amministratore delegato. Quello attuale, Donatella Treu è uscita di scena senza avere un sostituto. Oggi, nell'assemblea dei soci del Sole, forse se ne saprà di più.

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