Firme su contratti di categoria scaduti da anni, trattative considerate impossibili che si sbloccano, sindacati che annunciano scioperi, sicuri di portare a casa qualche risultato. Se il Paese non fosse in piena crisi da Covid sembrerebbe una stagione contrattuale da vacche grasse. Ma non è così.
Martedì è stata raggiunta l'intesa nel settore legno arredo, che riguarda 150mila lavoratori, sotto la minaccia di uno sciopero di 16 ore. Alla fine dell'estate sono state siglate le intese per alcuni importanti settori della chimica (vetro, gomma-plastica), poi quella della sanità privata.
La novità dei prossimi giorni potrebbe essere la firma di quello degli alimentaristi. O meglio, la convergenza di tutte le associazioni di categoria sull'intesa siglata a luglio da tre delle 13 associazioni che fanno parte di Federalimentare, spinta soprattutto da Unionfood, della quale fanno parte giganti come Barilla e Ferrero.
L'intesa fu bocciata dal neopresidente di Confindustria Carlo Bonomi perché troppo onerosa e non in linea con il «Patto per la fabbrica» del 2018. Fai-Flai e Uila, federazioni di Cgil, Cisl e Uil, dal canto loro hanno sempre considerato l'intesa di luglio come il contratto nazionale valido per tutto il settore alimentare.
I fatti gli hanno dato ragione. Dal «no» della confederazione di viale dell'Astronomia, altre due associazioni di imprese (Assica e Mineracqua) hanno aderito al contratto di luglio. Martedì una svolta, Anicav, Assalzoo, Assitol, Assobibe, Assolatte, Federvini e Italmopa, hanno scritto ai sindacati per chiedere un incontro «volto a finalizzare l'accordo». Appuntamento fissato il 29 ottobre. Secondo fonti sindacali, servirà a ratificare l'accordo da 112 euro, estendendolo a tutti. Le associazioni datoriali la pensano diversamente. «Ci sediamo per trattare e non per firmare», spiega Giangiacomo Pierini, direttore Relazioni Istituzionali di Coca Cola e presidente di Assobibe.
A convincere le sette associazioni ad aprire ai sindacati la minaccia di scioperi in un momento particolarmente delicato per le fabbriche, alle prese con le misure di prevenzione del Covid. Ma anche un sostanziale via libera di Federalimentare, che in una lettera si è detta «nell'oggettiva impossibilità di svolgere la funzione politica di coordinamento».
La sconfitta della linea dura di Bonomi sui contratti? Confindustria non la pensa così. «Noi vogliamo rimanere fedeli al Patto per la fabbrica», spiega al Giornale Maurizio Stirpe, vicepresidente di Confindustria. «Interveniamo nelle discussioni con i sindacati solo quando vediamo deviazioni rispetto agli accordi interconfederali».
E nel caso degli alimentaristi c'è stata questa deviazione? Secondo Stirpe sì. Falso, invece, che la presidenza Bonomi abbia frenato sui contratti. «Una visione strumentale e tendenziosa. In questi mesi sono stati rinnovati tanti contratti, senza troppi clamori».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.