
Niente da fare per il ricorso di Banco Bpm. L'istituto guidato da Giuseppe Castagna si è visto respingere dal Tar del Lazio la richiesta di cancellare la delibera di Consob, che lo scorso 22 maggio ha sospeso per 30 giorni il periodo di adesione all'offerta pubblica di scambio lanciata da Unicredit su Piazza Meda. Si tratta di un round vinto dal ceo di Piazza Gae Aulenti, Andrea Orcel, che vede cristallizzato il termine dell'Ops al 23 luglio con la speranza di ricevere buone notizie il prossimo 9 luglio. In quella data, infatti, i giudici amministrativi torneranno a esprimersi sul dossier Unicredit-Bpm, stavolta sul ricorso che la seconda banca italiana per attivi ha intentato contro le prescrizioni del Dpcm del governo ai sensi del Golden Power. In caso di vittoria, quel «20% o meno» di possibilità di andare avanti nell'Ops affermato nei giorni scorsi da Orcel diventerebbe molto più consistente.
Dall'altro lato del fronte, il ceo di Bpm Castagna non appare per nulla domo dopo la sentenza dei giudici. «Prendiamo atto della decisione del Tar, anche se per noi non cambia il contesto», ha affermato insieme al presidente Massimo Tononi in una dichiarazione congiunta, «siamo ormai abituati da 7 mesi a non avere chiarezza sui tempi e sulle reali intenzioni dell'offerente su questa operazione». L'accusa nei confronti di Orcel, dalle parti di Piazza Meda, è che il banchiere per troppe volte abbia profilato la possibilità di tirarsi indietro dall'Ops senza mai arrivare a chiarire le sue reali intenzioni. Ma c'è un altro aspetto che sta a cuore all'istituto lombardo: «È innegabile che si tratta di un'Ops che ha una durata straordinaria (circa 8 mesi), contro una media delle ultime operazioni di 5 mesi. Inoltre, a causa della passivity rule, limita significativamente la nostra necessaria flessibilità strategica in un momento decisivo per il riassetto del settore del credito». I vertici di Bpm fanno notare, poi, che l'operazione è nata fin da subito «senza prermio» e che, ai valori attuali di Borsa, è a sconto tra il 7 e l'8 per cento «mentre nelle due precedenti operazioni straordinarie comparabili, il premio è stato del 45%» che se traslato sull'Ops di Unicredit equivarrebbe a «4,5 miliardi circa». Tononi e Castagna, infine, ribadiscono le loro preoccupazioni sulle cessioni di filiali proposte da Unicredit all'Antitrust europeo (209 sportelli). Levendite, in particolare, colpirebbero le province di Verona (dove la cessione di filiali sarebbe quasi totale, con 90 su 91 sportelli) e Novara (il 90% delle filiali). Da questi territori due associazioni di piccole e medie imprese - l'Api di Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli e la Confapi Industria&Impresa di Verona - si sono schierate contro l'Ops di Unicredit che acquisendo Bpm «potrebbe modificare la relazione tra banca e territorio in senso negativo» per le imprese.
Intanto, sempre ieri la ceo di Commerzbank, Bettina Orlopp, ha criticato Unicredit per aver messo in discussione il prezzo delle azioni della banca tedesca (Orcel, all'evento di Goldman Sachs, le
aveva definite «troppo care per lanciare un'Opa»). «Non accettiamo alcun approccio che sostanzialmente pregiudichi la nostra strategia e l'evoluzione del prezzo delle nostre azioni», è stato il fulcro dell'attacco di Orlopp.