Coronavirus

Coronavirus, Confedilizia: "No a tasse sui redditi non percepiti"

L'associazione attacca il governo "che non si sta occupando" dei probemi del settore immobiliare

Coronavirus, Confedilizia: "No a tasse sui redditi non percepiti"

"Il Governo continua ad affermare che si sta occupando di tutti. Non è vero". La Confedilizia attacca Conte e suo esecutivo e lo fa attraverso un tweet del suo presidente, Giorgio Spaziani Testa, che accusa il governo di essere "cieco" su alcuni temi cruciali per il comparto edile.

"Confedilizia continua a ricevere grida d'allarme da parte di proprietari di locali commerciali affittati. Siamo gli unici a non chiedere contributi ma - almeno - di non pagare le tasse su redditi che non esistono, vale a dire i canoni di locazione non percepiti. Il tutto, con un carico di imposizione (Irpef o Ires + Imu) che è insopportabile anche quando l'affitto viene incassato (ma la cedolare, nata per riparare a questa stortura, è stata cancellata dal 2020). Il Governo continua ad affermare che si sta occupando di tutti. Non è vero".

La querelle va avanti già da ieri quando il presidente della Confedilizia aveva rilasciato una nota estremamente dura nei confronti dell'allora bozza di decreto del Governo: "Stando alla bozza del decreto-legge Coronavirus, il Governo avrebbe deciso di non eliminare neppure in questa situazione eccezionale la regola – insensata già in tempi normali – che impone ai proprietari degli immobili commerciali di pagare le imposte reddituali (Irpef o Ires) anche sui canoni di locazione non percepiti. Se ciò fosse confermato, vorrebbe dire che l’Esecutivo non ha consapevolezza delle esigenze di tante famiglie che hanno investito i loro risparmi nei locali commerciali e che in questi giorni stanno subendo le conseguenze delle difficoltà dei loro inquilini, gli esercenti. Difficoltà che si aggiungono a quelle già in essere da anni e che avevano portato lo scorso anno a tentare di alleviarle attraverso l’introduzione della cedolare secca per gli affitti dei negozi, inopinatamente cancellata dal 2020. L’eliminazione della regola dell’imposizione sui canoni non riscossi dovrebbe considerarsi un atto dovuto, ancora insufficiente: si eviterebbe, infatti, la beffa della tassazione di un reddito inesistente, ma rimarrebbe comunque il danno del mancato introito del canone, che per molti proprietari rappresenta l’unica o la principale entrata mensile, già ampiamente erosa dal fisco. Servirebbe ben di più, a partire da un adeguato sgravio Imu.

Se, invece, la bozza sarà confermata, vorrà dire che il decreto avrà distinto tra figli e figliastri, e che la promessa di non lasciare nessuno senza liquidità è stata scritta sulla sabbia".

Commenti