Chissà se ora, costretto a un riposo forzato di due anni, Dieter Zetsche avrà più tempo da dedicare alla sua bella villa sul lago di Lecco. Da maggio, il presidente e ad di Daimler, infatti, passerà il testimone a Ola Källenius, 49 anni, svedese, già membro del board, primo manager non tedesco a salire così in alto a Stoccarda. Da parte sua, il «pensionato» Zetsche nel 2021 sarà il nuovo presidente del consiglio di sorveglianza del gruppo Daimler.
In pratica, un'uscita dalla porta e un reingresso pesante dalla finestra. La Casa automobilistica della Stella, dunque, si avvia verso il nuovo corso. Il cambio della guardia avviene in coincidenza con la grande trasformazione in atto nel mondo della mobilità che Daimler ha già iniziato ad affrontare secondo lo slogan delle 5 «C»: Core (prodotti innovativi e forza del brand), Case (connettività, guida autonoma, condivisione e servizi, elettrico), Culture (adattamento alle nuove sfide), Company (rapidità d'azione e flessibilità), Costumer (il cliente al centro).
Zetsche, dal 1976 in Daimler e dal 2006 numero uno gruppo, lascia in eredità al suo successore la cosiddetta fabbrica flessibile, ovvero il modello di linea che può essere adattata alla domanda del mercato in tema di motorizzazioni. Un modo importante per razionalizzare la produzione alla luce della fase di transizione che vede i motori endotermici costretti a cedere gradualmente il passo alle propulsioni alternative. I forti investimenti programmati in modelli nuovi, efficienza e tecnologie giocheranno però a sfavore degli utili, ha avvisato Zetsche, apponendo la firma al suo ultimo bilancio.
Inutile dire che l'imminente avvicendamento in casa Daimler-Mercedes porta il mercato a scommettere su possibili nuovi accordi e allargamenti delle sinergie. E l'attenzione cade sopratutto sul gruppo Fca guidato dall'ad Mike Manley, in cerca di nuove partnership soprattutto in Europa e in Cina per ridurre i costi e affrontare, da una posizione di maggiore forza, le nuove sfide. Tra Stoccarda e Torino-Detroit non c'è nulla, per ora, all'orizzonte.
Daimler è già legata, a livello di accordi industriali e scambio azionario (ogni parte detiene il 3,1% dell'altra), all'Alleanza Renault-Nissan (city-car, furgoni, motori, trasmissioni e tuttora in evoluzione); con Bmw, inoltre, i tedeschi hanno fuso i servizi di mobilità - come car2go, DriveNow e Mytaxi - creando un gigante europeo nel settore. E poi c'è l'azionista cinese Geely, il primo nel gruppo tedesco con il 9,69%, già proprietario di Volvo e che non tanto tempo fa aveva aperto il dossier Fca. Avviata in ottobre una joint venture nel car-sharing, ora la collaborazione di Geely con Daimler potrebbe estendersi. Particolare non escluso da Zetsche e che vedrà Källenius impegnato a discutere modi e tempi con il capo di Geely, Li Shufu. «Nessuna preclusione, ci sono opportunità da sondare», hanno confermato i vertici tedeschi alla presentazione dei conti 2018. La stessa Daimler ha poi sviluppato il sistema Mbux, l'interfaccia tra uomo e macchina con intelligenza artificiale già in dotazione alla gamma. C'è spazio, in tutto questo, per un'intesa con Fca, magari sulle motorizzazioni elettrificate, l'intelligenza artificiale e i servizi alla mobilità? Molto interessante (anche se costoso) è soprattutto lo schema della linea di montaggio flessibile. Quello tra Fca e Daimler-Mercedes sarebbe un asse inedito che coinvolgerebbe anche l'alleanza franco-giapponese, sempre che non vada in frantumi a causa delle frizioni tra Tokio e Parigi, oltre al colosso cinese Geely.
Cambiano gli uomini ai vertici dei gruppi: Manley al posto di Sergio Marchionne in Fca; Carlos Ghosn, sempre in carcere, sostituito da Jean-Dominique Senard e Thierry Bolloré, in
Renault, e, per ora, da Hiroto Saikawa alla Nissan; e fra tre mesi Källenius siederà sulla poltrona occupata per tanti anni da Zetsche. Resta da vedere, nel concreto, se partirà un nuovo risiko. E, nel caso, chi darà il via.
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