Da quando Barack Obama ha intrapreso la crociata contro le banche ritenute responsabili dei disastri provocati dai mutui subprime, le casse federali Usa hanno cominciato a gonfiarsi di dollari. La Casa Bianca, del resto, non fa sconti. O quasi. Lo sa bene Bank of America, costretta a sborsare 16,65 miliardi, un po' meno rispetto ai 17 pretesi dall'amministrazione americana, ma decisamente più dei 13 miliardi offerti dall'istituto guidato da Brian Moynihan.
Con la maxi-sanzione inflitta a Bofa, diventa salato il conto che le banche a stelle e strisce stanno pagando come penitenza per i peccati commessi: circa 127 miliardi, una cifra superiore all'intera capitalizzazione del sistema bancario italiano. A partire dal dicembre 2011, con il primo patteggiamento da appena 130 milioni concordato proprio da Bank of America, un diluvio di multe ha investito le principali big di Wall Street. Soltanto nel 2013 i risarcimenti hanno sfondato il tetto dei 50 miliardi. E, con ogni probabilità, la tempesta non è ancora finita. Del resto, se si analizza la cinquantina di procedimenti chiusi con una pena pecuniaria, sembra di scorrere un film dell'orrore sulla crisi scoppiata nel 2008. Con tutti gli attori e le vittime di allora: da Bear Stearns a Fannie Mae e Freddie Mac; dal truffatore d'oro Madoff, ora affidato alla galere federali, fino a tutti coloro raggirati con la vendita di bond garantiti da mutui poi rivelatisi tossici.
Ma non solo. A finire sotto la lente delle autorità Usa sono state anche alcune delle principali banche europee. Su tutte, Bnp Paribas, a cui la violazione dell'embargo contro Iran, Sudan e Cuba è costata quasi 9 miliardi; con 2,5 miliardi è invece stato sanzionato il Credit Suisse, colpevole di aver favorito l'evasione di contribuenti Usa, mentre per aver manipolato i tassi di cambio Deutsche Bank ha dovuto sborsare quasi un miliardo. Quattrini che, inevitabilmente, finiscono per appesantire i bilanci al punto da preoccupare la stessa Bce, che teme ripercussioni sugli stress test se gli istituti coinvolti non avranno provveduto ai necessari accantonamenti.
Problemi che non riguardano le banche Usa, seppure i segni dei contenziosi abbiano lasciato ferite anche profonde sui loro conti. Nel secondo trimestre, Bofa aveva accusato un calo degli utili del 43% a causa dei quattro miliardi di spese legali sostenute proprio per la vertenza sui mutui subprime. Questo è uno dei motivi per cui, finora, gli istituti finiti sotto torchio hanno sempre preferito transare col governo piuttosto che imbarcarsi in cause lunghe, costose e dannose per l'immagine della banca.
Il patteggiamento, inoltre, annulla il rischio di una denuncia vera e propria. Infine, sempre meglio pagare che finire nella black list della Federal Reserve, che può, per esempio, vendicarsi non concedendo all'istituto la possibilità di aumentare i dividendi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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