Wall Street si lascia alle spalle il mese peggiore degli ultimi anni e, dopo l'exploit delle ultime due sedute di ottobre, prova a mantenere il rimbalzo grazie ad alcune trimestrali sopra le attese (come quella della chimica DowDupont e Nxp Semiconductors) e allo spiraglio di distensione verso la Cina indicato dal «cinguettio» del presidente Donald Trump. Dopo l'escalation degli ultimi mesi nella guerra commerciale innescata dal presidente americano con l'imposizione di pesanti dazi sulle merci importante negli Usa e, in particolare, sui prodotti cinesi, la Casa Bianca infatti ha annunciato, in un tweet, di aver avuto una conversazione «lunga e molto positiva» con il presidente cinese Xi Jinping proprio sui temi del commercio. L'avvenuto disgelo è stato confermato dalla televisione di Pechino Cctv, che ha parlato di un prossimo incontro dei due leader al G-20 in Argentina, un appuntamento in cui «i team delle due nazioni dovrebbero condurre consultazioni per promuovere un piano accettabile da entrambi i Paesi».
Le prospettive di una «pacificazione» commerciale internazionale hanno rafforzato le speranze dei mercati di aver chiuso, definitivamente, con il mese peggiore visto da anni a Wall Street. A ottobre infatti il Nasdaq è crollato del 9,2%, la performance peggiore dal novembre 2008, sotto il peso di Amazon (-20%), Netflix (-19,3%), Google (-9,7%) e Facebook (-7,7%) che hanno pubblicato trimestrali meno entusiasmanti del previsto. Non hanno fatto molto meglio l'S&P500 (-6,9%, la caduta più dolorosa dal settembre 2011) e il Dow Jones: -5,1%, il risultato peggiore da gennaio 2016. In tutto, nel lungo ottobre rosso, Wall Street ha visto andare in fumo 2.400 miliardi di capitalizzazione.
La tenuta dei mercati, o quanto meno del listino americano hit tech, è ora nelle mani di Apple. Il colosso di Cupertino era atteso al varco con i dati trimestrali a mercato chiuso, ieri notte. Il consenso degli analisti stima un giro d'affari per la Mela di 61,57 miliardi di dollari e un utile per azione di 2,78 dollari nel trimestre oltre alla vendita di 47,5 milioni di iPhone, di 10,53 milioni di iPad e di 4,87 milioni di Mac. Non mancano tuttavia punti interrogativi relativi alla vendita dei nuovi dispositivi presentati a settembre e che, nelle intenzioni dell'ad Tim Cook, dovrebbero trainare la redditività del gruppo grazie a prezzi di base per gli iPhone superiori di cento dollari ai modelli dello scorso anno.
In questo scenario gli esperti si dividono sul futuro dell'indice. C'è chi come Tom Lee, partner di Fundstrat Global Advisor, evidenzia una situazione di «forte ipervenduto» che dovrebbe sostenere un rally del 10% da qui a fine anno. David Bianco, direttore degli investimenti di Deutsche Bank, nota invece come «a partire dal 1957, quando le correzioni dei mercati non sono seguite da una recessione economica, il guadagno medio dell'S&P500 a sei mesi dalla fine del ribasso è del 18,5%». Bianco ha poi specificato di non attendersi alcuna recessione nei prossimi mesi. E c'è perfino chi ha riscoperto le vecchie statistiche per rinsaldare l'ottimismo di fondo: secondo lo Stock Trader's Almanac di Jeff Hirsch novembre, negli ultimi 70 anni, ha guadagnato la palma di secondo mese migliore dell'anno per l'S&P500. Non manca tuttavia chi invita alla prudenza.
Occorre infatti prestare attenzione a due punti di svolta per il mercato: le elezioni di metà mandato negli Usa, in agenda il 6 novembre e le prossime mosse della Federal Reserve, che dovrebbe alzare di un altro quarto di punto i tassi di interesse entro fine anno.
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