Il Banco Desio della famiglia Gavazzi soccorre la Popolare di Spoleto, rilevandone il controllo con un'operazione da 139,75 milioni che risolve uno dei problemi sul tavolo del governatore di Bankitalia Ignazio Visco, che aveva commissariato l'istituto umbro in attesa del cavaliere bianco.
Dna di imprenditori tessili lombardi, con un forte legame con Papa Rattazzi, Pio XI, i Gavazzi (oggi Gavazzi-Lado) controllano la maggioranza assoluta della Desio (51,6%) attraverso l'accomandita di famiglia intitolata e presieduta da Luigi. Il «Banco di Desio e della Brianza» è da 105 anni una banca familiare - il presidente è Agostino Gavazzi, fratello di Luigi - ma la gestione è nelle mani dell'ad Tommaso Cartone. Chiamato a Desio nel 2012, Cartone ha rafforzato i controlli interni, riordinato la struttura, dismesso gli asset assicurativi di Chiara e riscritto il piano industriale.
Schivo, molto cattolico e poco avvezzo alla mondanità, Agostino Gavazzi raggiunge gli uffici della banca al volante di una Lancia Delta (prima aveva una Fiat Croma) quasi unicamente per le riunioni dei cda e il 20 dicembre per gli auguri di Natale ai suoi dipendenti. Ma anche la Desio ha avuto il suo scandalo, quando nel 2009 i vertici di due controllate sono stati accusati di riciclaggio tra il Lazio e la Svizzera; la vicenda si è poi conclusa con un patteggiamento da parte dell'istituto brianzolo.
Tornando all'operazione di ieri, Desio (+2,4% in Borsa a 3,37 euro), acquisterà la cooperativa umbra per cassa: in particolare il gruppo di Cartone - che ha chiuso il 2013 con risultato operativo di 155 milioni, un Core Tier One all'11,8% e 5 milioni di perdita nella capogruppo - otterrà tra il 66,8% e il 72,2% della Spoleto sottoscrivendo una ricapitalizzazione riservata da 139,75 milioni (in agenda entro luglio) pari a un prezzo per azione di 1,812 euro. Gli equilibri definitivi dipendono dall'esito di una seconda ricapitalizzazione da 15,5 milioni rivolta ai soci della Spoleto, cui andranno anche degli warrant esercitabili da giugno 2017. Desio finanzierà poi per 15 milioni la scarl umbra Scs, cui oggi fa capo la Spoleto, e conferirà alla «preda» gli sportelli laziali e toscani, fancedone quindi la propria banca del centro Italia. Il nuovo gruppo avrà circa 285 filiali (la Spoleto ne conta un centinaio) ma il decisionismo dei vertici ha lasciato con l'amaro in bocca i sindacati e i 1.760 dipendenti del gruppo lombardo, perlopiù «disorientati» vista la spending review imposta da Cartone e dal direttore generale Luciano Colombini.
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