Draghi: «Aiuti pronti, ora tocca ai governi»

Mario Draghi passa la palla ai governi: il piano antispread è pronto, ora tocca a loro chiederlo. Una condizione indispensabile per proteggere l'indipendenza della Bce: e il governatore la difende con tutte le sue forze, insieme alla sua «creatura», l'Omt, il programma di acquisto dei titoli di Stato duramente criticato dalla Bundesbank. Già il solo annuncio del piano, ricorda Draghi, ha alleviato le tensioni nelle ultime settimane, e così facendo ha ridotto i timori su scenari distruttivi per l'Unione monetaria. «L'euro è irreversibile», ha ripetuto il numero uno della Bce.
Sullo sfondo del negoziato tra la Spagna e Bruxelles per i fondi a Madrid, Draghi detta ai governi di Eurolandia le condizioni per accedere agli aiuti del fondo salva stati e della Bce, che però «non sono necessariamente punitive», anzi spesso sono a favore della crescita, come le riforme strutturali. Che per la Bce sono «altrettanto importanti» degli sforzi per consolidare i conti pubblici: due settori dove i governi devono impegnarsi fino in fondo, ricorda il governatore.
E cita proprio il caso della Spagna, che ha compiuto «notevoli progressi» verso una soluzione della crisi che l'ha investita, anche se restano «sfide significative». Poi tocca al nostro Paese, utilizzato come paradigma degli effetti positivi del piano antispread sui mercati: l'Italia sta vedendo «considerevoli afflussi di depositi bancari», sottolinea il presidente della Bce. Che sbatte invece la porta in faccia ad Atene e alle sue speranze di una politica più accomodante sul debito, espresse dal premier Samaras: allungare le scadenze «equivarrebbe al finanziamento monetario», afferma Draghi.
E le prospettive economiche non autorizzano eccessi di ottimismo: per l'Eurotower i rischi sono sempre di un peggioramento per la congiuntura, debole anche nel terzo trimestre, con prospettive equilibrate per i prezzi sui quali pesa, ma solo per fattori transitori, il recente aumento dell'inflazione. La previsione è che i tassi di inflazione dovrebbero rimanere al di sopra del 2% per tutto il 2012, per poi scendere di nuovo al di sotto di tale livello nel corso del prossimo anno.
Intanto sul fronte dei tassi di interesse la Bce ha confermato per il terzo mese consecutivo lo status quo, dopo il taglio da 0,25 punti percentuali operato lo scorso luglio. Il tasso sulle principali operazioni di rifinanziamento resta allo 0,75%, il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginali resta all'1,50% e il tasso sui depositi custoditi per conto delle banche resta a zero. Troppo poco per dare la scossa alle Borse europee, che puntavano a un taglio: Francoforte perde lo 0,23%, Parigi lo 0,14%, mentre Milano chiude in calo dello 0,15 per cento.
E sulla giornata grigia grava l'ombra di Cipro, che si prepara a chiedere aiuti per 11 miliardi di euro alla comunità internazionale per evitare la bancarotta. Cinque miliardi, secondo quanto rivelato da fonti del ministero delle Finanze di Nicosia, saranno destinati alla ricapitalizzazione delle banche locali mentre gli altri sei sono necessari per ripagare il debito fino alla fine del 2015. Ma la «troika» (Ue, Bce, Fmi)è meno ottimista: solo la ricapitalizzazione delle banche dovrebbe aggirarsi intorno ai 10 miliardi di euro. Dal canto suo, il presidente cipriota, il comunista Dimitris Christofias, parlando alla Tv greca Net, ha già detto che non intende accettare i suggerimenti contenuti nella bozza per la concessione di aiuti finanziari al Paese presentata proprio dalla troika nel corso di una precedente missione sull'isola.

«Non c'è dubbio che non firmerò un memorandum che abroghi l'indicizzazione dei salari all'inflazione o imponga la privatizzazione di organismi parastatali - ha detto il capo di Stato -; questo metodo neoliberista ha fallito e si è creato un circolo vizioso».

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