La prima umiliazione, il Regno l'aveva subita lo scorso febbraio. Sfuggita per un soffio alla scure di Standard&Poor's, l'Inghilterra era capitolata davanti a Moody's: bye-bye tripla A. Adesso, è arrivata anche la sentenza di Fitch, la sorella minore fra le agenzia di rating. E non è un verdetto benevolo: Londra dà un altro addio al massimo voto sull'affidabilità finanziaria, a quel bollino blu d'eccellenza che è il tratto distintivo di un club con sempre meno soci (in Europa, solo Germania, Olanda, Lussemburgo e Finlandia se ne possono fregiare).
Fitch ha spostato ieri ad AA+ le lancette del rating britannico, con outlook stabile. Il che significa che nel breve periodo non verrà recapitato al 10 di Downing Street un altro declassamento. Magra consolazione. La causa del downgrade è infatti legata al degrado della situazione economica (riviste in peggio le stime di crescita a +0,8% nel 2013 e a +1,8% nel 2014), che provocherà un aumento del deficit, peraltro già stellare (era all'8,3% del Pil a fine 2012). È insomma, tanto per intenderci, una doppia bocciatura alla politica di austerity del governo di David Cameron.
Una ricetta sempre meno condivisa a livello internazionale, ma che la Germania continua a difendere a spada tratta. «C'è troppa liquidità sul mercato, sarei contento se la Bce usasse gli spazi a sua disposizione per ridurla. In Europa non c'è credit crunch», dice a chiare lettere il ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schaeuble. Non è certo quanto sperano i mercati. Che anzi, alla luce della manovre di quantitative easing di Federal Reserve e della Banca del Giappone, confidano nell'adozione di una linea ancora più morbida da parte di Francoforte. Magari con un taglio dei tassi, fermi allo 0,75%, già nella riunione del 2 maggio. I margini non mancano. Era stato lo stesso Draghi a indicarli nell'ultimo vertice, facendo riferimento all'inflazione sotto controllo e al possibile deterioramento della ripresa. «Non ho visto miglioramenti nelle ultime due settimane», ha ribadito ieri al G20 di Washington. E sul tema della liquidità il numero uno della Bce ha rilanciato l'allarme: «Le banche hanno paura di fare prestiti». Taglia corto sui tassi il governatore della Bundesbank, Jens Weidmann: «Sono appropriati, la Bce potrà procedere a un'eventuale riduzione solo se l'economia dovesse peggiorare».
Infine, i ministri delle Finanze del G20 chiedono di adottare misure per eliminare il segreto bancario allo scopo di combattere l'evasione fiscale. Il G20 «incoraggia fortemente» tutti i Paesi a prendere misure per soddisfare gli standard per lo scambio automatico di informazioni bancarie.
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