Si chiama Operation Twist, e potrebbe essere l'ultimo regalo della Bce di Mario Draghi all'eurozona. Già circolate nei mesi scorsi, le voci di un intervento dell'istituto di Francoforte teso ad abbassare i rendimenti a lungo termine dei titoli di Stato sono state rilanciate ieri da Markets News. Una mossa difensiva di questo tipo non è da scartare. Soprattutto in un momento di forti turbolenze sui mercati obbligazionari mondiali. Il sell-off sui Treasury Usa, a causa dei timori legati a una politica monetaria più aggressiva del previsto da parte della Federal Reserve, sta spingendo verso l'alto anche i rendimenti dei bond europei ed asiatici, con l'effetto collaterale di far cadere le azioni quotate nei mercati emergenti. Una situazione che una Bce già preoccupata per il rallentamento della crescita, per la guerra commerciale in atto tra Usa e resto del mondo, per la Brexit e la spinta all'indebitamento dell'Italia, sta di sicuro seguendo con attenzione. Anche perché non sono isolate le tensioni sui Btp, i cui rendimenti sono ormai stabilmente sopra il 3%. I tassi del Bund decennale hanno toccato un massimo da quattro mesi e mezzo, allo 0,55%.
Il rischio, una volta chiuso il quantitative easing il prossimo dicembre, è che l'eurozona si ritrovi priva di difese contro chi, vendendo bond, ne provoca la caduta dei prezzi e l'aumento dei rendimenti. L'Operation Twist, già sperimentata dalla Fed, nel 1961 e più recentemente nel 2011 serve proprio a stabilizzare il mercato. In genere, funziona così: si vendono obbligazioni a breve scadenza e se ne impiegano i proventi per acquistare bond a lungo termine. In questo modo si abbassano i rendimenti a lungo termine e si limitano i pericoli di un'incombente recessione che insorgono quando i tassi dei titoli a breve sono superiore a quelli a più lunga scadenza. Inoltre, è evidente come una misura di questo tipo serva a mantenere basso il costo di finanziamento nell'eurozona anche dopo il 1 gennaio 2019. Insomma, un ulteriore stimolo.
Circa sette anni fa, la banca centrale Usa decise di vendere 400 miliardi di dollari di titoli a breve termine per acquistarne di nuovi con scadenza dai sei ai trent'anni. E la missione, chiusa nel dicembre del 2012, fu un successo: i T-Bond decennali fecero segnare minimi storici. Con un rovescio della medaglia, però: quello di inflazionare i prezzi dei titoli quotati a Wall Street. Secondo le indiscrezioni di Markets News, nè confermate nè smentite dalla Bce, l'istituto sta studiando la possibilità di introdurre, nella sua Operation Twist, restrizioni meno rigide su quale tipo di obbligazioni riacquistare. Con ciò ipotizzando una possibile inosservanza dei paletti statutari su ciò che può comprare. Maglie insomma più larghe. Sempre che la Bundesbank, che da parecchie settimane sta già ragionando in una chiave di politica monetaria restrittiva considerando ormai raggiunti gli obiettivi di inflazione, non si metta di traverso. Anche perchè un intervento teso a stabilizzare i rendimenti dei bond farebbe slittare la discussione su quando alzare i tassi-chiave. E, quindi, si allungherebbero anche i tempi del primo rialzo dal luglio 2011 del costo del denaro, al momento approssimativamente collocato nell'autunno del 2019.
Ovvero, a ridosso del periodo in cui scadrà il mandato di Draghi e la poltrona di presidente dell'Eurotower sarà stata verosimilmente assegnata al capo della Bundesbank, Jens Weidmann, o comunque a un uomo non sgradito alla Germania.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.