Il corteo di Milano diventa uno spot pro Hamas. Comunità ebraica assente

De Corato (Fdi): "Migliaia di bandiere della Palestina". Sala contro Vannacci

Il corteo di Milano diventa uno spot pro Hamas. Comunità ebraica assente
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Lo slogan scelto richiamava alla "resistenza arcobaleno" contro la "negazione dei diritti" perché "viviamo nel Paese più transfobico d'Europa" secondo la presidente nazionale di Arcigay Natascia Maesi. Con un occhio rivolto a Budapest, anche a Milano sono migliaia le persone che hanno sfilato tra le via della città per il Pride, tra bandiere della Palestina e cartelli ironici contro il governo e contro la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, vestita da clown in un manifesto insieme a Matteo Salvini, a Vladimir Putin e a Benjamin Netanyahu. "Altro che corteo Lgbt - attacca il deputato di Fratelli d'Italia Riccardo De Corato -. Oggi, ancora una volta, abbiamo assistito all'ennesimo corteo pro-Hamas. Con la scusa del Pride, centinaia di persone hanno sfilato con bandiere della Palestina addosso o colorati di verde, bianco, rosso e nero".

Non a caso era assente la comunità ebraica, contraria all'uso della parola genocidio - che va invece utilizzata secondo Arcigay - per descrivere quanto sta succedendo a Gaza.

Secondo De Corato "hanno fatto bene a non partecipare" con l'esponente di Fratelli d'Italia che si interroga sul perché la sinistra "non contesta anche i Paesi Arabi dove da sempre gli uomini trattano la donna come essere umani di Serie B, spesso umiliandola e maltrattandola. Tutto ciò non è arretramento delle libertà civili e negazione dei diritti?".

Il sindaco Beppe Sala riconosce che a Milano, dove pochi giorni fa sono comparsi dei manifesti che dicevano che gli israeliani non erano i benvenuti, "il rischio antisemitismo c'è". E quindi, anche se "mi dispiace" per l'assenza della comunità ebraica, "li capisco: c'è paura ed è un peccato enorme. A Milano bisogna stare molto attenti, dopodiché sostengo che il governo Netanyahu sia una iattura" prosegue il primo cittadino meneghino, che invita tutti a battersi per i diritti perché "nulla è acquisito e i momenti sono difficili".

Nel mirino del sindaco finisce il generale Roberto Vannacci, che si è chiesto sarcasticamente se al fronte, ipoteticamente, dovrebbe andare chi partecipa ai Pride. "Ci sono tanti tentativi di grattare un po' la pancia a chi vuole farci tornare indietro". Il vicesegretario della Lega viene tirato in mezzo più volte durante il corteo, tra accuse e ironie: su alcuni cartelli si leggono frasi volgari dirette al generale e adesso europarlamentare leghista Roberto Vannacci.

Come ogni anno, oltre a "Bella ciao", non può mancare anche la riproduzione blasfema di Gesù Cristo e gli attacchi alla destra: "Meno Meloni, più finocchi". E ancora: "Meglio figli unici che fratelli d'Italia". Il Partito democratico lombardo ha portato tra la folla il cartonato del governatore Attilio Fontana, a sua volta esponente della Lega, in polemica con la Regione che non ha presenziato con nessun esponente istituzionale. "Non deve mai vincere la cultura dell'odio. In Italia ci sono troppe persone che strizzano l'occhio a quel modello" commenta il capogruppo dem al Pirellone Pierfrancesco Majorino, definendo "orrende" le affermazioni di Vannacci: "È il fascismo 2.0".

E ancora: "Siamo di fronte al fatto che è una svolta radicalissima a destra della Lega e non dobbiamo trattarlo come fenomeno da baraccone", chiosa il capogruppo, secondo cui Vannacci "dice quello che pensa un bel pezzo della destra e quello che pensa Orbán".

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