
"L'impronta 33 è molto in alto - spiega al Giornale Giada Bocellari, difensore di Alberto Stasi - e può essere stata lasciata in un modo solo": cioè dall'assassino che stava uccidendo Chiara Poggi. Nella nuova inchiesta sul delitto di Garlasco c'è il rumore di fondo, l'andirivieni di dettagli, scoperte, smentite che nulla hanno a che fare con la possibilità di capire davvero cosa accadde la mattina del 13 agosto 2007: martelli che saltano fuori dopo diciott'anni, o testimonianze improbabili e spesso già smentite. Poi c'è la sostanza, il lavoro concreto sugli unici elementi che possono dire se davvero sia stato condannato un innocente e il vero colpevole sia libero: le impronte, le tracce genetiche, i reperti su cui la scienza può dare risposte certe.
Venerdì prossimo, nuova puntata: la ripresa dell'incidente probatorio in cui si torneranno a esaminare i reperti dell'epoca, alla presenza dei periti della procura e dell'indagato Andrea Sempio. Stavolta a venire esaminati saranno i tre tamponi effettuati durante l'autopsia di Chiara, e che all'epoca diedero tutti risultati negativi, nessun Dna presente oltre a quello della ragazza. Si torna a esaminarli per puro scrupolo, perché tra le poche certezze c'è che Chiara non ebbe rapporti ravvicinati con nessuno, né consenzienti né forzati. Se anche i nuovi esami daranno risposte negative, non faranno che confermare quanto i pm già sanno, come è stato anche per l'esame del Dna sulla spazzatura di casa Poggi effettuato nei giorni scorsi. Neanche i pm, convinti della colpevolezza di Sempio, si aspettano di trovare le sue tracce genetiche nei tamponi dell'autopsia.
Così tutto, o quasi, torna a ruotare all'unico elemento davvero nuovo scovato in questi mesi: l'impronta 33, il palmo di Sempio sul muro delle scale dove fu trovato il corpo della vittima. "Non è insanguinata, non significa nulla, Sempio l'avrà lasciata scendendo a giocare", hanno sempre detto i legali del nuovo indagato. Ci sono almeno tre aspetti, però, su cui il tema "impronta 33" può essere approfondito. Sono le analisi dattiloscopiche, che possono dire con che pressione avvenne il contatto tra mano e muro; il comportamento della ninidrina, il reagente utilizzato nel 2007 per evidenziare l'impronta, che cambia se incontra sudore oppure sangue; la postura che necessariamente aveva Sempio quando toccò il muro. La nuova consulenza dei difensori di Stasi verrà depositata entro la metà di luglio, e - come fa capire l'avvocato Bocellari - concluderà con nettezza: Sempio ha lasciato l'impronta mentre colpiva Chiara. Ma saranno conclusioni di parte, anche perché, come dice l'avvocato, "noi non abbiamo accesso a casa Poggi, e quindi abbiamo dovuto utilizzare i tracciati dei laser scanner dell'epoca". Mentre invece ora i pm hanno in mano i risultati dei rilievi in 3d realizzati con tecniche ultramoderne il 9 giugno scorso. L'approccio investigativo seguito finora dalla Procura di Pavia rende assai verosimile che i consulenti dei pm stiano incrociando i dati del 9 giugno con l'impronta 33 e sarà un confronto decisivo per confermare o escludere i sospetti su Sempio.
A meno che nel frattempo non si realizzino i timori di Massimo Lovati, difensore di Sempio: "Un coniglio che salta fuori dal cappello e si mette a cantare", ovvero un testimone che accusa l'indagato. "È una voce che gira", dice Lovati. Potrebbe essere. Si vedrà.