E per i 340mila bancari è finita la festa

E per i 340mila bancari è finita la festa

Il masso caduto ieri sul capo dei dipendenti del Monte Paschi, che ha annunciato il taglio di 4.600 addetti e ha sostanzialmente stracciato l’integrativo aziendale, potrebbe essere l’inizio della frana che cambierà la vita dei 340mila italiani che lavorano nelle banche. La riforma delle pensioni voluta dal governo Monti rappresenta infatti un pericolo per i piani industriali degli istituti di credito, già da tempo impegnati - da Intesa Sanpaolo a Unicredit fino alle maggiori Popolari - a eliminare le filiali meno redditizie e a svuotare il back office per riversare il personale verso mansioni commerciali immediatamente «redditizie». L’obiettivo resta recuperare una parte degli utili distrutti dalla guerra al debito sovrano europeo e dal diktat patrimoniale dell’Eba. Per la sola Intesa il problema esodati significa 250 milioni di mancati risparmi e così come per Unicredit si stima una cifra vicina ai 400 milioni.
Non per niente Ca de’ Sass con Francesco Micheli (nella foto), che ha diretto anche le trattative per il rinnovo del contratto del settore, ha tentato di fare digerire ai sindacati rinunce in busta paga per supplire agli oneri derivanti dai mancati prepensionamenti. La risposta delle parti sociali è stata chiamare il personale allo sciopero il 2 luglio. Con ogni probabilità partirà l’ordine di incrociare le braccia anche a Siena, dove ieri è intanto tuonato lo scontro tra il presidente Alessandro Profumo, che lamentava la circolazione nel gruppo di volantini ritenuti offensivi, e il capo della Fabi, Lando Sileoni. Piazza Cordusio sta invece preparando la fase due del «Bancone», intervenendo sul modello distributivo per diventare più «snella» nella struttura e quindi concentrare le forze sui servizi di vendita. Non è chiaro quale sarà il destino ultimo delle forze in eccesso: Siena, per esempio ha dichiarato nel triennio 4.600 esuberi derivanti dalla cessione di asset (1.200 dipendenti), dalla razionalizzazione del gruppo e dalla esternalizzazione del back office (2.300 persone), cui si sommeranno i pensionandi.

Di certo, l’utilizzo del Fondo esuberi, l’ammortizzatore sociale del settore, sarà reso in molti frangenti impraticabile proprio a causa della modifica dell’età pensionabile introdotto dal decreto «salva-Italia». Così come, stando ai conti ufficiosi, manca la copertura per gli esodati del credito.

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