E Volkswagen congela gli investimenti

Oggi il gruppo Volkswagen farà conoscere al governo tedesco il suo piano per riportare le emissioni diesel a norma di legge. La Cancelliera Angela Merkel aveva dato 10 giorni di tempo a Wolfsburg per agire in tal senso, pena lo stop alla circolazione per le vetture coinvolte nello scandalo. E sempre oggi è attesa la nomina di Hans Dieter Pötsch, sostenuto dalle famiglie azioniste Porsche e Piëch, alla presidenza del consiglio di sorveglianza del gruppo che, tra l'altro, si riunirà per fare il punto della situazione.

Mentre viene completato il riassetto della governance, il nuovo ad, Matthias Müller, mette le mani avanti e delinea, per il futuro immediato, la realizzazione di un piano lacrime e sangue insieme alla revisione degli investimenti. Da parte sua, Bernd Osterloh, capo del consiglio di fabbrica di Wolfsburg, sostiene che «non ci saranno conseguenze né per i lavoratori a tempo indeterminato nè per quelli temporanei». Allo stesso tempo il leader sindacale ha spronato l'assemblea delle tute blu: «Insieme convinceremo i mercati finanziari della forza di Volkswagen». Forte e compatta la risposta dei lavoratori: «Siamo una squadra-una famiglia. Siamo Volkswagen», le scritte su magliette e striscioni.

Duro e concreto l'intervento di Müller, il quale ha annunciato un inasprimento del piano di risparmio già approntato dal suo predecessore, Martin Winterkorn. Secondo il nuovo numero uno di Vw, l'operazione non metterà comunque in pericolo la posizione di primo piano dell'azienda. «La ristrutturazione di Volkswagen - ha però avvertito il top manager - non sarà un processo indolore. Le soluzioni tecniche sono in vista, ma le conseguenze finanziare e sul business non sono ancora chiare». Quindi, la rassicurazione più attesa: «Non ci saranno tagli di posti». Il colosso tedesco impiega 600mila persone in tutto il mondo, di cui 72mila lavorano a Wolfsburg, dove vengono prodotte più di 83mila auto ogni anno.

Qualche calcolo, intanto, Müller lo ha già fatto. Secondo l'ex numero uno di Porsche, i 6,5 miliardi accantonati per far fronte ai danni causati dal «dieselgate» non sono sufficienti. Le vicende Volkswagen hanno finito per intaccare anche i concorrenti: la famiglia Quandt, proprietaria di Bmw e sempre in testa alla classifica delle dinastie più ricche della Germania, in seguito allo scandalo ha perso circa 4,5 mliardi nelle ultime settimane.

Di Volkswagen e dei possibili impatti in Italia si è parlato ieri anche durante un'audizione davanto alle commissioni Industria e Ambiente del Senato. Relatore Roberto Vavassori, presidente di Anfia (filiera italiana dell' automotive ). «Nessun costruttore - ha commentato - può pensare di farla franca. E proprio questo è l'aspetto positivo del “dieselgate”.

Al momento, non sembra ci siano ricadute importanti sulle intenzioni di acquisto. E l'effetto del caso sui profitti netti della nostra industria della componentistica può essere significativo, ma non drammatico. C'è però la necessità, da parte tedesca, di fare chiarezza: questo fatto va isolato».

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