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Ecco chi comanda davvero in Cdp

All'ad Palermo potere di firma fino a 500 milioni. La difesa del fortino con Tononi

Ecco chi comanda davvero in Cdp

Chi comanda le leve della Cassa Depositi e Prestiti con l'arrivo del tandem Fabrizio Palermo-Massimo Tononi? E come possono i nuovi vertici tenere testa alle smanie gialloverdi di mettere le mani sulle munizioni della Cassa controllata dal Tesoro e partecipata dalle Fondazioni? I dettagli si scoprono scorrendo gli atti depositati in Camera di Commercio dopo il rinnovo del cda. L'ad Fabrizio Palermo, come comunicato all'inizio di ottobre, ha assunto anche la carica e i poteri di direttore generale relativi alla macchina operativa che quindi si aggiungo a quelli del timoniere: sottoporre al cda i piani strategici e industriali, i budget e la proposta di bilancio; concedere ed erogare sotto qualsiasi forma finanziamenti fino a 500 milioni il cui rimborso è totale carico dello Stato; proporre finanziamenti in raccordo con Sace; assumere prestiti fino a 150 milioni; gestire ed amministrare le partecipazioni di Cassa, impartire direttive ai rappresentanti di Cdp nelle relative assemblee, sottoponendo alla previa approvazione del cda le direttive relative alla designazione e alla nomina degli organi; con firma singola procedere all'assunzione e al licenziamento del personale impiegatizio, quadri direttivi e dirigenti non operanti a suo diretto riporto; procedere con firma congiunta con il chief operating officer all'assunzione e al licenziamento di dirigenti a suo diretto riporto decidendo anche il trattamento economico, promozione ed eventuali provvedimenti disciplinari.

Palermo dovrà invece «curare di concerto» con il presidente Massimo Tononi (espressione delle Fondazioni) i rapporti istituzionali, la comunicazione esterna, le attività internazionali, gli studi e le ricerche. Tononi non avrà infatti solo un ruolo di «campanello»: con l'ad, «previa intesa fra loro, anche a firma disgiunta», rappresenta la società nei rapporti «con la commissione parlamentare di Vigilanza, con le autorità di Vigilanza, con le autorità di governo italiane ed estere, con altri enti, soggetti o organismi, privati o pubblici, locali, nazionali o internazionali». Ma soprattutto gli è stato conferito il potere di convocare e fissare l'ordine del giorno del Consiglio, e anche quello di predisporre le eventuali modifiche dello statuto da sottoporre al cda. Statuto che impone, ricordiamolo, di non mettere a rischio il risparmio postale degli italiani investendo in attività rischiose o in perdita.

Al ticket Palermo-Tononi spetta dunque il compito di difendere il fortino dalle incursioni del vicepremier 5 Stelle Luigi Di Maio che vorrebbe i soldi di Cdp per finanziare persino il leasing dei nuovi aerei dell'Alitalia nella quale entrerebbero il Mef (convertendo il prestito ponte in azioni) e le Ferrovie con una partecipazione di minoranza. I 5 Stelle danno per fatto quello che appunto per il ministro del Tesoro, Giovanni Tria è tutto da verificare.

Tanto più che, le Fondazioni, azioniste col 16% della stessa Cassa in cui possono contare sul custode-presidente Tononi, sono contrarie a qualsiasi coinvolgimento nel salvataggio dell'ex compagnia di bandiera.

Negli atti depositati si legge, infine, la chiusura della sede secondaria a Roma (quella centrale è in via Goito) in via Alessandro Farnese, nel cuore del quartiere Prati.

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