Ecco i bond che può comprare la Bce

In pole i prestiti dell'energia. Gli esperti: «Meno costi»

Cinzia Meoni

È tempo di shopping sui corporate bond, ovvero le obbligazioni emesse dalle società per finanziarsi. L'8 giugno la Bce di Mario Draghi inizierà ad acquistare a piene mani le obbligazioni delle aziende basate in Europa e con una raccomandazione «investment grade» (ovvero come minimo BBB-) rilasciata da almeno un'agenzia di rating. Sono invece escluse dalla manovra le emissioni delle banche.

«Sulla base di quanto finora noto, ad essere coinvolti dal piano di acquisto della Bce saranno crediti societari standard, senior e plain vanilla, ovvero senza subordinate e prive di clausole. Le obbligazioni dovranno poi essere ritenute investiment grade da almeno una tra Moody's, Fitch e S&P. Ad essere privilegiate inoltre saranno le emissioni più liquide, ovvero dai 500 milioni di euro in su», spiega Claudia Segre, consigliere di Assiomforex. Ma proviamo a vedere quali potrebbero essere i bond potenzialmente adatti a finire nel carrello della spesa dell'Eurotower. «In prima fila - prevede Segre - ci saranno le emissioni di utility ed energia, come Enel, Eni, Snam, Terna, Hera e A2A.

Sono invece meno le emissioni dei big dell'industria che al momento rientrano nei paletti posti dall'intervento di Draghi. «A un primo esame infatti - prosegue l'esperta di Assiomforex - sono risultati investment grade gruppi come Ferrovie dello Stato, Atlantia, Luxottica, Exor e Telecom Italia (il gruppo tlc mantiene il BBB- da parte di Fitch, mentre S&P e Moody's hanno valutazioni più basse, rispettivamente BB+ e Ba1, ndr)». Per contro, a titolo di esempio, al momento non lo sono «Finmeccanica o Fca». La stessa Ferrari, che si è quotata a Wall Street nell'ottobre del 2015 e solo lo scorso gennaio a Piazza Affari, è «sostanzialmente unrated, ovvero non coperta dalle agenzie principali, pur avendo ottenuto un BBB con outlook stabile da Crif», aggiunge Segre. Così come sono numerosi i gruppi che scelgono di non chiedere un rating.

La mossa sui bond, che la Bce ha confermato giovedì, era attesa dal mercato così come l'avvio il 22 giugno della prima tranche dei rifinanziamenti di lungo termine alle banche (i Tltro). La manovra, per quanto delimitata, dovrebbe essere in grado di immettere ulteriore liquidità nel sistema, sostenendo la capacità di rifinanziamento delle aziende e, in ultimo, portando ossigeno all'economia reale. «È verosimile che quando partirà il piano di riacquisto delle obbligazioni aziendali, si ridurranno progressivamente gli spread consentendo, in ultimo, alle società di tornare a finanziarsi a costi inferiori», sostiene Segre, secondo cui la manovra servirà come «ulteriore stimolo» alle società per migliorare la propria struttura finanziaria.

A beneficiare dell'ultimo bazooka di Draghi, secondo le prime stime degli esperti, dovrebbero comunque essere prima di tutto Francia e Germania che hanno un mercato di emissioni obbligazionarie con le caratteristiche richieste superiore di tre volte rispetto all'Italia.

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