Economia

La verità sulla patrimoniale di Letta&Speranza

Dietro i piani su tassa di successoni e imposte sul patrimonio c'è un disgeno ben preciso schiavo dei diktat che arrivano da fuori...

La verità sulla patrimoniale di Letta&Speranza

La voglia di tassare senza se e senza ma ha sempre una origine ben precisa: largo del Nazareno. I dem e tutto il centrosinistra, che secondo quanto affermato da Letta si allargherà fino a Speranza, di fatto hanno riscoperto l'antica abitudine di mettere le mani nelle tasche degli italiani. Due proposte in un solo pomeriggio sono forse troppe. Ma tant'è. Il primo a sparla grossa è Enrico Letta che chiede di rispolverare della tassa di successione per finanziare le tasche dei giovani, poi è il turno di Speranza&Co. che di fatto mettono sul campo un piano fiscale a suon di patrimoniali. Ma a respingere l'assalto tassarolo c'ha pensato il premier Draghi demolendo le ambizioni di Letta con poche parole: "Questo è il momento di dare soldi, non di chiederli".

Apriti cielo. Qualcuno dalle parti del Pd ha subito puntato indirettamente il dito sul Presidente del Consiglio. A mantenere il punto è l'ex ministro per il Sud e attuale vicepresidente del Pd, Porvenzano: "La proposta del Partito Democratico è dare. Dare ai giovani, che non hanno avuto nulla o troppo poco, nella crisi precedente e nella pandemia. Presidente Draghi, la tassa di successione c’è nei paesi più avanzati, la propongono il FMI e l’Ocse, ne sta parlando Biden. Anche in Italia abbiamo bisogno di più giustizia e più coraggio. Tassare l’1% più ricco, che eredita milioni di euro o li riceve in dono, non è prendere: è restituire alla società". Insomma in poche righe si svela il piano dem. Un piano che ha radici lontane e che è asservito ai diktat che ora arrivano dall'Fmi, poi dall'Ocse e recentemente anche dall'Europa. La tesi che sostiene Provenzano è chiara: ce lo chiedono in tanti.

Peccato che nessuno in Italia, a parte Letta e i suoi fedelissimi, chieda di metter mano alle imposte. Anche Orfini non ha usato giri di parole sostenendo Letta: "Curioso che in questo paese non arrivi mai il momento di redistribuire la ricchezza. E nemmeno quello di restituire qualcosa ai più giovani. Bene ha fatto Enrico Letta ad aprire la discussione".

Parole forti che lasciano intendere quanto sia totalmente diversa la linea dem rispetto a quella di Palazzo Chigi. Ma tra questi commenti dem su quanto detto da Draghi c'è un segnale di allarme inquietante: il Pd resta un partito pronto ad assecondare qualunque richiesta arrivi da fuori, come ad esempio dall'Fmi o dall'Ocse che chiedono con forza da tempo una nuova tassazione sulla casa e rivisitazione integrale del catasto. Solo le risposte decise del centrodestra hanno evitato, fino ad ora, la batosta fiscale. Ma se dovesse dipendere dal Pd allora nel nostro Paese ci sarebbe il via libera alla reintroduzione dell'Imu sulla prima casa, a una patrimoniale e alla rivisitazione della tassa di successione. Insomma solo un baluardo forte come il premier e come tutto il centrodestra può arginare la minaccia dem di svendere la nostra sovranità fiscale alle richieste che arrivano da "fuori".

E di certo un centrosinistra di governo, viste queste premesse, in un futuro, si spera lontano, avrà un solo obiettivo: mettere le mani nelle nostre tasche.

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