LAntitrust ha avviato unindagine sul ruolo della Grande distribuzione organizzata (Gdo) nella filiera agroalimentare. Come annuncia in una nota, lAutorità ha deciso di approfondire le dinamiche competitive del settore, anche alla luce della loro importanza sulla formazione dei prezzi finali. Lanalisi riguarderà leffettivo grado di concorrenza esistente tra i vari gruppi della Gdo, le dinamiche contrattuali con le quali si determinano le condizioni di acquisto e di vendita dei prodotti agroalimentari, i comportamenti tenuti dagli operatori della grande distribuzione nella contrattazione delle condizioni di acquisto con i fornitori. Secondo lAntitrust il processo di modernizzazione del settore distributivo ha portato non solo a un aumento del grado di concentrazione, ma anche alla messa in comune, da parte delle imprese, di alcune funzioni aziendali (rapporti di affiliazione, consorzi, centrali e supercentrali di acquisto, ecc.): si tratta di un fenomeno in grado di avere effetti sulle dinamiche competitive, soprattutto con laumento del peso delle centrali di acquisto che ha prodotto un considerevole rafforzamento del potere contrattuale delle imprese della Gdo nei confronti delle piccole e medie imprese produttrici. Tra i fenomeni segnalati allAntitrust anche forme di contribuzione allattività espositiva, promozionale e distributiva, sganciate dalle quantità e dai prezzi di acquisto, richieste dalla Gdo ai produttori.
Parallelamente si è intensificata la concorrenza diretta effettuata dai distributori nei confronti dei propri fornitori attraverso le marche private (le cosiddette «private label». Commenti positivi allapertura dellindagine sono venuti da Federconsumatori e Adusbef. «Troppe volte le nostre associazioni hanno denunciato scandalosi comportamenti relativamente ai prezzi di acquisto che venivano decuplicati poi alla vendita - affermano -; esempi: le uve pugliesi, acquistate a 25 cent per poi essere vendute a più di 2 euro al chilo; i pomodori di Pachino, che registrano moltiplicatori di oltre dieci volte da produttore al consumatore, o le carote comprate a 10 cent e vendute 1 euro al chilo».
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