Enel incrementa la redditività e il dividendo; alza le stime per il 2019; aumenta il debito; e svaluta impianti a carbone per ben 4 miliardi.
I conti della prima società italiana per capitalizzazione di Borsa, relativi ai primi nove mesi dell'anno, confermano la capacità di creazione di valore e di remunerazione dei soci, anche a costo di aumentare il debito, approfittando dei favorevoli tassi d'interesse. In questo contesto, il gruppo guidato da Francesco Starace ha colto l'occasione per dare un colpo di spugna da 4 miliardi a una serie di vecchi impianti a carbone in Italia e Spagna (la maggior parte), in Cile e Russia. Le svalutazioni sono state effettuate in vista di cessioni (Cile e Russia), ovvero in linea con il possibile smantellamento di impianti non più competitivi nello scenario ambientale ed economico europeo.
A livello consolidato le svalutazioni impattano naturalmente sull'utile netto, che sale del 14,1% a 3,295 miliardi, ma che scende a 813 milioni (da 3,016 miliardi nei primi nove mesi del 2018, -73%). La capacità reddituale si riflette comunque nell'Ebitda (il margine operativo lordo), che nei 9 mesi si attesta a 13,209 miliardi (+8,9%). Mentre l'Ebitda ordinario è a quota 13,268 (+10,5% al netto delle partite straordinarie). A conferma che le svalutazioni vengono confinate in ambito «contabile» c'è la conferma della politica dei dividendi, con la deliberazione di un acconto 2019 pari a 0,16 euro per azione, in pagamento dal 22 gennaio 2020, in crescita del 14,3% rispetto all'acconto del gennaio scorso. Inevitabile l'aumento dei debiti, che salgono a 46,505 miliardi (+13,2% dai 41,089 di fine 2018) per effetto degli investimenti del periodo, del pagamento dei dividendi, dei tassi di cambio sfavorevoli e di nuovi metodi contabili (Ifrs 16).
Starace ha commentato parlando di una situazione generale del gruppo «che ci pone nelle condizioni migliori per superare il target annuale di ebitda ordinario consolidato portandolo a circa 17,8 miliardi e per raggiungere un utile netto ordinario consolidato di circa 4,8 miliardi a fine 2019». E il cda ha previsto un dividendo complessivo sui risultati dell'esercizio 2019 pari all'importo più elevato tra 0,32 euro per azione e il 70% dell'utile netto ordinario.
Per quanto riguarda il tema svalutazioni, «nessun impatto sui risultati ordinari e nessun impatto sui dividendi» è stato confermato dal cfo di Enel, Alberto De Paoli, durante la «confernce call» con gli analisti. Mentre sull'indebitamento, De Paoli ha detto che il target di debito per fine anno «non è più 44 miliardi ma siamo a 45,9-46 miliardi».
Spiegando che «i 2 miliardi in più non sono un reale aumento del debito ma derivano da effetti contabili, anche per l'Ifrs16, e dal ritardo di dismissioni per 700 milioni previste a fine anno e che slitteranno alla prima metà del 2020».
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