Eni archivia il terzo trimestre con un risultato superiore alle attese e festeggia gli importanti successi esplorativi, che compensano il calo della produzione in Nigeria e Libia, le condizioni ancora difficili del mercato e l'apprezzamento dell'euro. Tutti fattori che l'ad Paolo Scaroni considera «transitori» e che, quindi, non impediranno di avviare nelle prossime settimane, «considerata la solidità del nostro business», il programma di buy-back fino a un massimo di 6 miliardi. La Borsa apprezza e il titolo guadagna l'1,3% per cento.
I nove mesi del 2013 si chiudono, dunque, con un utile netto adjusted pari a 3,13 miliardi (-41%) e nel trimestre a 1,17 miliardi (-29,4%): ma gli analisti avevano previsto un risultato sensibilmente inferiore, pari a meno di un miliardo.
Se, invece, si guarda all'utile netto, nei nove mesi è pari a 5,81 miliardi di euro (-5,8%), mentre il terzo trimestre registra un profitto netto di 3,99 miliardi, in crescita del 61,9%: il balzo si deve alla plusvalenza di 3 miliardi registrata sulla cessione alla Cnpc del 28,57% di Eni East Africa, titolare del 70% dei diritti minerari dell'Area 4 di scoperta in Mozambico. Proprio nell'offshore di Mozambico sono state realizzate importanti scoperte, così come in Congo e in Australia: in totale, sottolinea la nota della società, le nuove risorse esplorative ammontano a 700 milioni di barili di olio equivalente (Boe) nel trimestre, 1,6 miliardi nei nove mesi, cioè quattro volte i 440 milioni di boe prodotti. Sabotaggi in Nigeria e proteste in Libia, comunque, pesano: la produzione di idrocarburi è scesa del 3,8% nel trimestre, fermandosi a quota 1,653 milioni di boe al giorno.
Sempre nel nostro Paese la quota di mercato nei prodotti petroliferi scende al 27% dal 34% dell'anno scorso, quando era in vigore il cosiddetto «scontone».
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