Eni finisce in perdita Balza la produzione

Nel trimestre rosso di 952 milioni, pesa il mini-petrolio L'ad vede Netanyahu e cerca un alleato nella chimica

Il mini petrolio lascia il segno sui conti dell'Eni, che chiude il terzo trimestre del 2015 in rosso. Tuttavia, la major italiana , può consolarsi con il boom registrato alla voce «produzione» e nel confronto con gli altri competitor - come Bp e Shell - che hanno subìto forti perdite e annunciato pesanti tagli al business. La compagnia olandese paga dazio con un rosso di 7,41 miliardi di dollari nel terzo trimestre e il gruppo inglese correrà ai ripari con la vendita di asset fino a 8 miliardi di dollari nei prossimi due anni.

Quanto al Cane a sei zampe, nei tre mesi la perdita è di 952 milioni, mentre, nei nove mesi, il saldo è negativo per 360 milioni. A pesare (anche sul titolo che ha chiuso in calo dell'1,1% in Borsa) è stata soprattutto la divisione esplorazione e produzione (E&P) che, malgrado i successi nelle scoperte, risente ovviamente del crollo dei prezzi del petrolio (-51% in un anno), il cui impatto è stato attenuato, oltre che dalla crescita produttiva, anche dalla riduzione dei costi e dal deprezzamento dell'euro sul dollaro (-16%). Alla fine, comunque, la E&P ha registrato un utile operativo adjusted in flessione di 2,3 miliardi (-76%). Anche il settore gas and power ha sofferto, soprattutto a causa del recupero del gas prepagato in precedenti esercizi a prezzi superiori a quelli correnti (contratti «take or pay»). Bene, invece, sono andate la raffinazione e la chimica. In particolare, per quest'ultima l'ad ha annunciato in conference call di «essere alla ricerca di un partner finanziario».

La nota migliore, alla voce produzione, riguarda comunque le scoperte. «Per la seconda volta nell'anno - ha commentato l'ad Claudio Descalzi - rivediamo al rialzo le nostre previsioni, pressoché raddoppiando l'obiettivo originario. Nei nove mesi, infatti, abbiamo scoperto 1,2 miliardi di barili di nuove risorse (nei tre mesi +8% a 1,7 milioni di barili al giorno), oltre il doppio rispetto all'obiettivo di piano».

In forza di questa espansione, Eni ha rivisto al rialzo la previsione di crescita annua a circa il 9%, da oltre il 7%. Tutto merito dei giacimenti in Venezuela, Norvegia, Stati Uniti, Angola, Egitto e Congo e i maggiori volumi attesi in Libia. Su tutti questi fronti la società è molto attiva e proprio ieri ha annunciato di aver perforato con successo diversi pozzi nel Delta del Nilo e nel Deserto Occidentale. E di essere «alla ricerca di soluzioni per monetizzare alcune scoperte di idrocarburi». D'altra parte il gruppo sta cercando di razionalizzare il proprio business e massimizzare le sinergie.

Il piano di dismissioni prosegue (con Saipem il gruppo sale a quota 7 miliardi sugli 8 complessivi) e, proprio ieri Descalzi ha incontrato il primo ministro d'Israele, Benjamin Netanyahu per mettere a fattore comune le risorse e le infrastrutture di trasporto e di export di Israele, Cipro ed Egitto, e dare vita a un hub regionale del gas.

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