Eni chiuderà il 2017 con una performance «positiva». E si avvia al nuovo anno puntando 21 miliardi sulle rinnovabili in Italia e con la certezza che il mercato petrolifero sta «trovando un nuovo equilibrio che si rifletterà anche sui prezzi». A fare una sorta di bilancio di fine anno è stato l'amministratore delegato del gruppo Claudio Descalzi che - ribadendo la centralità dell'Italia, dove Eni ha speso per gli investimenti e i costi operativi 15 miliardi negli ultimi tre anni - si prepara nei prossimi quattro a un ulteriore impegno, con 21 miliardi. Descalzi ha precisato che si lavora su «chimica, raffinazione e rinnovabili per rendere questo comparto più pulito».
Sul fronte gas l'ad di Eni ha sottolineato, poi, che il sistema Italia ha retto «molto bene» all'incidente al terminale di Baumgarten in Austria, nonostante il Paese importi il 90% di quanto consuma. Punti di forza sono «gli stoccaggi, la rete efficiente - ha aggiunto - siamo l'unico Paese che ha una grossa diversificazione, l'Algeria, la Libia e il Gnl».
Sulle prospettive, Descalzi ha indicato che in futuro «importeremo il 100% del gas in quanto la produzione nazionale non è stata più sviluppata». L'ad dell'Eni ha ricordato che 15-20 anni fa «in Italia producevamo circa 20 miliardi di metri cubi, mentre oggi siamo a meno di 7 miliardi».
Infine, per quanto riguarda le quotazioni dell'oro nero, secondo il top manager «il riequilibrio del mercato petrolifero potrebbe portare a una graduale salita dei prezzi».
I nostri piani vengono fatti a prezzi inferiori ai 60 dollari, però il bilanciamento fa pensare che ci sia» una ripresa delle quotazioni, ha aggiunto ricordando che «per la seconda volta Opec e non Opec, quindi la Russia, hanno trovato un accordo. È un fatto che ha una valenza economica e politica. Siamo ormai vicini a un equilibrio della domanda e dell'offerta» nel mercato del greggio.SF
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