Eni, la scoperta in Egitto vale fino a 10 miliardi

Ora il gruppo ha più potere negoziale con Russia e Algeria e potrà far cassa cedendo parte delle licenze

A sessant'anni dalla prima stretta di mano tra Enrico Mattei e il presidente Gamal Abdel Nasser, l'Egitto torna ad essere la chiave di volta per l'Eni. La maxi scoperta di gas nel campo di Zohr arriva, infatti, in un momento difficile per il gruppo, penalizzato dalla crisi del petrolio, e scompagina gli equilibri geopolitici dell'area, nonché il peso della società al cospetto delle altre major . Alcune fonti raccontano, infatti, che la scoperta ha fatto infuriare diversi big dell'oil (tra cui la Shell) che in quel sito avevano già operato senza trovare nulla. Un vero asso nella manica per l'Eni che grazie a questo giacimento supergiant - ha risorse fino a 850 miliardi di metri cubi di gas - rafforza la propria posizione nel mondo e ottiene l'opportunità di poter “monetizzare“ in qualsiasi momento la scoperta cedendo una parte della licenza di sviluppo. Su stime preliminari prudenziali, Bank of America­Merrill Lynch parla di un valore tra 2 e 5 miliardi di dollari, ma c'è chi si spinge a una stima di 10 miliardi di dollari.

«Grazie a questa scoperta, poi ­ spiega Alessandro Bianchi, ad di Nomisma Energia ­ Eni potrà giocare un ruolo di forza nel rinegoziare i contratti di fornitura di gas futuri e in scadenza, in particolare con i partner storici come Russia e Algeria». Aspetto che avrebbe un impatto diretto sui numeri del gruppo. In particolare alla voce “produzione“, che secondo stime preliminari dovrebbe essere avviata entro un biennio, e aumenterà il cash­flow . In questa prospettiva, i rischi sulla cedola tramontano e la sua sostenibilità diventa certa. «L'Egitto impatterà positivamente sul dividendo, non ci saranno ulteriori riduzioni», ha assicurato l'ad Claudio Descalzi dopo il taglio deciso quest'anno a 0,80 euro per azione (da 1,12). Quanto alla strategy, è in dubbio che «Eni ­ aggiunge Bianchi ­ sposterà ulteriormente il suo baricentro nel Mediterraneo, esportando gas non solo nell'area europea, ma anche a sud est grazie al nuovo Canale di Suez».

Fino alla primavera araba, infatti, l'Egitto esportava gas verso Giordania e Israele. Poi, l'aumento della domanda interna, il calo della produzione e svariati attacchi ai gasdotti hanno reso l'ex esportatore assetato di gas e non in grado di essere autosufficiente. Ora con questa scoperta, «il Paese potrà essere meno dipendente da Algeria e Russia e sarà piu stabile», conclude Bianchi. Di qui, l'effetto indiretto di dare basi solide a un'area in cui operano tantissime aziende italiane (Italcementi, Enel, Fiat). Quanto al prezzo del gas, in calo ieri di circa il 2%, la flessione ha una natura meramente speculativa e secondo gli analisti «non si avrà un cambiamento di scenario nel medio lungo periodo».

In conclusione, Eni beneficerà in futuro di una minore pressione sul titolo (ieri +1,53% a 14,6 euro) nonostante Mediobanca ricordi che «uno dei fattori chiave resta la capacità di procedere con le dismissioni e di trovare opzioni per alcuni asset in Congo, Nigeria e Mozambico».

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