Eni, utili record nel 2012 Saipem ora non si vende

Eni, utili record nel 2012 Saipem ora non si vende

Eni archivia un 2012 da record e risponde con i numeri agli attacchi mediatici per il caso Saipem-Algeria. Le cifre preliminari, presentate dall'ad Paolo Scaroni, parlano chiaro: l'utile netto è salito a 7,79 miliardi, in crescita del 13,5% sull'esercizio precedente e migliore delle attese degli analisti (7 miliardi circa). Un risultato che consentirà la distribuzione di una cedola di 1,08 euro (1,04 euro nel 2011). Dal 23 maggio saranno pagati 0,54 euro ad azione dopo l'acconto di analogo importo erogato a settembre.
La Borsa ha apprezzato ed Eni ha chiuso in rialzo del 2,14% a 17,69 euro. Ma che cosa ha determinato un risultato così brillante? A trainare i conti è stata la «solida» performance della divisione Exploration & production (+15,4%) spinta anche dalla ripresa della produzione in Libia, ma non ancora giunta ai livelli pre-rivolta anti Gheddafi. L'attività produttiva di idrocarburi è cresciuta a 1,7 milioni di barili al giorno, non solo grazie al Paese nordafricano, ma anche a Russia e a Irak.
L'outlook 2013 prevede un aumento della produzione di idrocarburi superiore al 3% assumendo un prezzo del petrolio a 90 dollari al barile, ha spiegato Scaroni. I driver della crescita saranno i giacimenti del Kashagan (che dovrebbe partire prima di giugno), dell'Angola e dell'Algeria. Quanto all'esplorazione, l'ad ha parlato di «anno record», con risorse scoperte pari a circa 6 volte la produzione annua grazie ai risultati «eccezionali» raggiunti in Mozambico e ai successi ottenuti nell'Africa Occidentale, nel Mare di Barents e in Indonesia. Dai nuovi giacimenti quest'anno dovrebbero provenire un milione di barili.
Sono invece in calo le vendite di gas (-1,5% nell'anno a 95,32 miliardi di metri cubi e -1,5% anche nel quarto trimestre), ma l'utile netto rettificato della divisione è aumentato a 473 milioni (252 milioni nel 2011). Ma, come sottolineato dagli analisti di Mediobanca, uno dei fattori che ha consentito a Eni di battere le stime è stata la riduzione della perdita nel comparto Refining & marketing (cioè la raffinazione e la vendita di carburanti) scesa nel 2012 a 179 milioni dai 264 dell'anno precedente (utile di 23 milioni nel quarto trimestre). In calo la vendita di prodotti petroliferi sul mercato italiano (7,83 milioni di tonnellate, -6,3%), ma i «super-sconti» estivi hanno consentito di aumentare la quota di mercato dal 30,5 al 31,2 per cento.
Il dato più interessante, però, è la riduzione dell'indebitamento per effetto della cessione di Snam e della quota nella portoghese Galp: -12,9 miliardi nell'anno a 15,45 miliardi. Insomma, Eni è una società più in salute che mai è Scaroni ha anticipato che gli investimenti 2013 (il capex) rimarranno «in linea con il 2012», cioè attorno ai 12,7 miliardi.

«Vendere ora Saipem non sarebbe nell'interesse degli azionisti», ha ribadito Scaroni, ma le case d'affari già pensano a un Cane a sei zampe con ancora meno debito e quindi in grado di crescere ancor di più nel suo core business.

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