Essilux, la guerra costa cara in Borsa

Titolo -8,5% in una settimana. I francesi scrivono ai manager contro Del Vecchio

Essilux, la guerra costa cara in Borsa

La guerra tra Leonardo Del Vecchio e i francesi sta già lasciando sul terreno della Borsa di Parigi le prime macerie: il titolo EssilorLuxottica ieri ha perso un altro 2,64% scivolando a 96 euro dopo l'arbitrato chiesto dal patron di Luxottica presso la Camera di commercio internazionale, per accertare eventuali violazioni dell'accordo di nozze con i partner transalpini. Da quando lo scontro tra i due neosposi è deflagrato, le azioni hanno ceduto l'8,5% e mandato in fumo quasi 4 miliardi di euro di capitalizzazione. E il conto è ancora più amaro guardando il calo dal primo ottobre, data della fusione definitiva tra i due gruppi con il conferimento delle azioni Luxottica in Essilor e la quotazione della holding: il titolo ha perso un quarto del suo valore.

A preoccupare gli investitori è lo stallo: ciascuna parte accusa l'altra di esercitare un'influenza indebita sul nuovo colosso dell'occhialeria. E la battaglia rischia di andare avanti a lungo, considerando anche i tempi di questi arbitrati che in genere sono nell'ordine almeno di mesi. Dopo il deposito di una domanda di arbitrato, la parte avversa ha 30 giorni di tempo per presentare una risposta. Le parti dovranno quindi accordarsi sulla designazione dell'arbitro, che potrà essere uno soltanto oppure tre. In mancanza di accordo l'arbitro sarà scelto dalla Corte internazionale.

Gli analisti guardano con preoccupazione non solo alla mancanza di una «governance» condivisa, soprattutto per quanto riguarda la scelta di un amministratore delegato, ma anche ai possibili ritardi nell'integrazione tra i due gruppi e nello sviluppo delle sinergie per la riduzione dei costi. Il contratto di cogestione che è stato firmato scade con l'assemblea di bilancio del 2021, cioé tra due anni. Cosa succederà nel frattempo?

Ieri il vicepresidente esecutivo Hubert Sagnières ha contrattaccato alla mossa di Del Vecchio con una durissima lettera inviata ai 300 principali manager della società. «Nonostante i dinieghi di Delfin (la holding dell'imprenditore di Agordo, ndr) e dei suoi rappresentanti - si legge nella missiva rivelata dal sito internet di Le Figaro - è divenuto chiaro che Del Vecchio vuole assumere il controllo di EssilorLuxottica senza pagare premi agli azionisti». Sagnières deplora gli «attacchi senza precedenti» e «privi di fondamento» che sono un tentativo di «Delfin di destabilizzare Essilor».

Sul fronte azionario, Del Vecchio ha chiuso nel portafoglio della sua Delfin un pacchetto di azioni pari a oltre il 32% del capitale di Essilux (come l'ha ribattezzata lui stesso), a cui corrisponde il 31% dei diritti di voto. mentre il secondo azionista del gruppo, cioè i manager e i dipendenti Essilor, è poco sopra il 4%. L'imprenditore 83enne può inoltre contare sul sostegno di altri soci italiani, come per esempio Armani, che in totale dopo il concambio possiedono un altro 7% del capitale della società italo francese. Quando nel 2021 la parola passerà all'assemblea, un'eventuale lista tricolore potrebbe beneficiare di almeno il 35-36% dei voti.

Come uscire dall'impasse? Con la revisione dei patti frutto di un improbabile, al momento, compromesso o eventuali contropartite in modo da mantenere una sorta di «pace armata» fino alla primavera del 2021. Senza la tregua, potrebbero scattare le richieste di risarcimento danni.

Oppure Delfin potrebbe richiedere la convocazione di una assemblea per votare la mozione di revoca dell'attuale cda. O Sagnières contrattaccare richiedendo l'intervento della Consob francese, per costringere Delfin a una costosa Opa obbligatoria. Al momento regna l'incertezza. E intanto il titolo va giù.

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