Esuberi, debiti e Lufthansa gli ostacoli per Alitalia-Etihad

Non solo i dati di bilancio: anche i tedeschi minacciano l'operazione con pressioni sulla Ue. Pronta la lettera di intenti degli Emiri per il negoziato in esclusiva

Esuberi, debiti e Lufthansa gli ostacoli per Alitalia-Etihad

Sono tre i principali ostacoli da superare perché possa decollare un forte patto tra Alitalia ed Etihad. E il più importante è a Bruxelles, perché l'operazione dovrà avere il consenso definitivo dell'Ue. Le compagnie continentali, Lufthansa in testa, sono già sul piede di guerra. Il concetto è riassumibile così: l'ingresso di Etihad, in procinto di sottoscrivere una quota del 30-35% della compagnia italiana, non dovrà apparire una presa di controllo fittizia. Se fosse dimostrabile che Etihad comanda a Roma pur avendo una quota di minoranza, Alitalia rischierebbe di perdere lo status e i diritti di una compagnia comunitaria, cosa che annullerebbe l'essenza stessa dell'accordo. Lufthansa è la più minacciata perché Etihad è già il primo socio di Air Berlin, e una forte collaborazione tra quest'ultima e Alitalia sottrarrà a Lufthansa parte del suo traffico intercontinentale. Controversa la posizione di Air France, ex primo azionista di Alitalia, oggi derubricata a un ruolo trascurabile, i cui danni immediati sarebbero inferiori a quelli di Lufthansa perché gli accordi commerciali sui voli Italia-Francia resterebbero per ora intatti (scadono nel 2017).
I (probabili) ricorsi all'Unione europea vedono vigili i legali italiani e arabi per i quali l'italianità di Alitalia resterebbe grazie alla presenza maggioritaria di soci come le Poste, Intesa Sanpaolo, Unicredit, Atlantia.
Sul tavolo delle trattative ci sono altri due ostacoli importanti. Innanzitutto il personale. Il recentissimo accordo per 1.900 esuberi trattati con sistemi di solidarietà è già da stracciare. Etihad vuole ridurre il personale da 12.500 a 10mila dipendenti, senza finzioni all'italiana. Il sindacato è in preallerta ma non ha ricevuto ancora comunicazioni ufficiali. Il clilma è teso: «Se sarà una proposta provocatoria, risponderemo con provocazioni», dichiara Marco Veneziani, della Uil trasporti.
Altro scoglio: le banche. Alitalia sta trattando la ristrutturazione di un complesso di 850 milioni di esposizione, tra crediti, fidejussioni, garanzie su derivati, coperture sul carburante; di questi, circa 500 appartengono a Intesa e a Unicredit, in parti quasi uguali, il resto a Mps e Popolare Sondrio. Per metà il debito a breve è già stato allungato al giugno 2015. L'altra metà è in discussione, e le opzioni sono varie: sconto, posticipo, revisione dei tassi o conversione in capitale. Va considerato che delle quattro banche esposte due sono azioniste, due no; gli interessi, cioè, sono diversi. Per ora comunque Alitalia non ha problemi immediati di cassa.
James Hogan, numero uno di Etihad, ha riferito al proprio consiglio l'esito delle verifiche su Alitalia.

A giorni - forse a ore - sarà inviata a Roma una lettera d'intenti con l'impegno a negoziare in esclusiva, base per mettere a punto un nuovo piano industriale triennale, nel quale sarà disegnata la fisionomia della compagnia, del network e degli accordi commerciali. Entro maggio il piano dovrebbe essere varato. Prima dell'estate è prevista la chiusura dell'operazione; Europa permettendo.

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