Gli esuberi Unicredit possono salire a 12mila

Spuntano voci di 2mila tagli in più. Il gruppo: «No comment» Gli analisti prevedono 458 milioni di utile nel terzo trimestre

Non sarebbero più diecimila, ma duemila in più gli esuberi previsti dal piano industriale che Unicredit varerà il prossimo 11 novembre. Finora si tratta solo di esuberi presunti, perché la banca non ha mai commentato le indiscrezioni. Che peraltro sono fin qui arrivate dalla stessa fonte, ovvero l'agenzia Bloomberg . Il 3 settembre il taglio avrebbe riguardato «almeno 10mila posti di lavoro al 2018». Ieri, un nuovo articolo cita fonti vicine al dossier che sostengono come il conto finale potrebbe salire a quota dodicimila. La revisione strategica prevista dal gruppo bancario, aggiungono le fonti, non prevede inoltre un aumento di capitale. Il numero degli esuberi, ancora in corso di valutazione, potrebbe comunque cambiare a seconda dei risultati della vendita di asset. La riduzione di personale includerebbe fino a tremila posizioni in Germania e un altro alleggerimento deriverebbe dalla cessione della controllata Bank Austria a Bawag Psk Bank, istituto viennese che fa capo al colosso del private equity Usa Cerberus. Nei tagli sono incluse anche seimila posizioni che derivano dalla vendita della controllata in Ucraina e dal deconsolidamento di Pioneer.

Fonti sindacali interpellate dal Giornale non confermano le voci dei duemila esuberi in più rilanciate da Bloomberg . E ieri il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni, ha addirittura puntato il dito sulla volontà di «spostare l'attenzione mediatica sul nuovo piano industriale e distoglierla dai problemi legati alla governance del gruppo», dopo le vicende giudiziarie che hanno visto coinvolto il vicepresidente della banca, Fabrizio Palenzona. Sileoni ribadisce comunque che il sindacato non andrà «mai oltre l'attuazione dei prepensionamenti volontari nella gestione degli esuberi del perimetro italiano del gruppo». I riflettori si sarebbero accesi su circa 7mila dipendenti spalmati fra Austria e Germania. Quanto all'Italia, 2.700 - fra pensionamenti volontari e prepensionamenti da concretizzare entro il 2018 - sono stati già concordati con i sindacati l'anno scorso. Con l'aggiornamento strategico in cantiere, a questi potrebbero aggiungersene altri, inizialmente la stima dei sindacati era 450, magari allungando il periodo di uscita al 2019. Sempre ieri sono uscite anche le stime medie di 21 broker italiani ed esteri (il cosiddetto «consensus») sui conti che saranno approvati insieme al nuovo piano l'11 novembre. Unicredit dovrebbe aver archiviato il terzo trimestre con un utile netto pari a 458 milioni di euro (722 milioni nello stesso periodo del 2014) su ricavi pari a 5,41 miliardi (5,6 miliardi un anno prima).

Per l'intero 2015 le attese medie sono di un utile netto per 2,03 miliardi su ricavi pari a 22,74 miliardi e per il 2016 rispettivamente a 2,74 miliardi e a oltre 23,41 miliardi. Infine, Fortress ha completato l'acquisizione di Unicredit Credit Management Bank (Uccmb) da Unicredit. L'accordo prevede anche il passaggio di mano di un portafoglio di crediti in sofferenza vicino a 2,4 miliardi.

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