Etihad non scarichi sul Belpaese il mancato rilancio di Alitalia

La compagnia araba pronta a tagliare 2.000 posti e a eliminare gli scatti di anzianità. Il nodo dell'aumento

Etihad non scarichi sul Belpaese il mancato rilancio di Alitalia

Ieri doveva esserci uno sciopero dei piloti Alitalia, che è stato rinviato alla fine di febbraio. La semplice parola sciopero deve aver innescato voci allarmistiche su una possibile raffica di astensioni dal lavoro nel periodo natalizio: voce ampiamente smentita, anche perchè il codice di regolamentazione degli scioperi protegge tutto il periodo natalizio, a partire dal 18 dicembre. Ma non c'è dubbio che la temperatura del clima sindacale si sta rapidamente alzando. Ieri l'azienda ha comunicato ai sindacati l'intenzione di cancellare da gennaio gli scatti di anzianità dalle buste paga, ottenendo però un netto rifiuto: è materia di contratto, e da questo non si può derogare. Ma il contratto collettivo (che riguarda l'intero settore) è in scadenza: i sindacati ne hanno dato già disdetta presentando una proposta di rinnovo, mentre l'altro ieri Assaereo (le compagnie) ha a sua volta mandato il suo atto di recesso.

Il rinnovo degli accordi avverrà in un clima che si sta facendo sempre più pesante e che è profondamente influenzato dallo stato in cui versa Alitalia. Al tavolo si parlerà, oltre che di retribuzioni (sulle quali l'azienda cerca risparmi), soprattutto di riorganizzazione e di esuberi: le cifre che si rincorrono danno dai 1.400 ai 2mila tra tagli ed esternalizzazioni, e il sindacato è seriamente preoccupato. Peggiora il clima la considerazione che il salvataggio di Alitalia guidato da Etihad non è riuscito, e che gli errori altrui non dovranno pesare sul nostro Paese né in termini di occupazione né danneggiando le nostre banche.

La giornata di ieri è stata piuttosto confusa. Era stata ipotizzata una prosecuzione del cda sospeso lunedì, al quale avrebbe dovuto seguire un'illustrazione del piano industriale ai sindacati. Poi l'incontro dei consiglieri è stato riprogrammato alle 20, facendo diventare quello sindacale un semplice incontro informale.

Il vertice della compagnia ha chiesto agli advisor di Lazard di individuare il fabbisogno finanziario per poter realizzare il piano industriale, e di cercare una mediazione tra i soci per ottenere denaro fresco. C'è distanza tra le posizioni di Etihad (49%) e dei soci italiani (in primis, le banche) su quanto e come versare. Ieri l'ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, è stato molto chiaro: «Noi non siamo un soggetto che investe nelle azioni di compagnie aeree. Non è il mestiere della banca, il suo mestiere è di concedere credito, fare raccolta e gestione risparmio». Intesa è il primo dei soci italiani, e da essa dipende il ruolo di Cai (51%) in un eventuale aumento di capitale, che potrebbe aggirarsi in un centinaio di milioni.

Se Intesa non vi partecipasse, ci sarebbe necessità di trovare un nuovo partner che sia disposto a rischiare. Il denaro arriverebbe poi anche sotto altre forme (non meno di 500 milioni), a cominciare dalle linee di credito, quelle sì, che gli istituti coinvolti in Alitalia non farebbero mancare.

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