Euro-dollaro a un passo dalla parità

Biglietto Usa a 1,08 dopo i buoni dati sul lavoro: crescono i timori di un rialzo anticipato dei tassi. Male Wall Street

La Grecia ha inviato all'Eurogruppo la lettera da cui potrebbe dipendere l'erogazione di nuovi aiuti. Bruxelles l'ha aperta, ha messo sotto la lente i sette punti su cui si incardinano le riforme del governo Tsipras e valutato la richiesta di spostare dalla capitale belga ad Atene i negoziati con l'ex Troika. Il risultato? «Il documento non basta, siamo ancora in alto mare», hanno confidato fonti comunitarie. Lunedì prossimo è in calendario la riunione dei ministri finanziari: un'ennesima fumata nera è da mettere in conto.

Non che i mercati siano preoccupati. Anzi. Più che un default di Atene, più che la Grexit, fanno paura le buone notizie sul fronte dell'occupazione negli Usa, dove in febbraio sono stati creati 295mila posti di lavoro e il tasso dei senza lavoro è sceso dal 5,7 al 5,5%. Il paradosso è solo apparente: per Wall Street, se il mercato del lavoro migliora, aumentano le chance di un rialzo anticipato dei tassi, il primo dopo il crac Lehman e lo sfacelo dei mutui subprime. Come spesso capita, si tratta di una reazione di «pancia» che non tiene conto di due elementi-chiave: il tasso di partecipazione della forza lavoro resta piuttosto basso e la crescita dei salari è modesta. Eppure, nonostante la cautela espressa a più riprese sulla questione dalla numero uno della Fed, Janet Yellen, il timore è che la stretta possa arrivare già in giugno. Goldman Sachs non ci crede, ma si dice convinta che nella prossima riunione del 17 e 18 marzo la Banca centrale Usa rimuoverà la parola «paziente» riferita al suo approccio sul costo del denaro, in modo da preparare il terreno al futuro giro di vite.

Questo cambio di prospettiva non è privo di conseguenze: né per la Borsa, con il Dow Jones sceso sotto quota 18mila (-1,5% alle 21 ora italiana), né per i T-bond, oggetto di un vero e proprio sell-off che si è esteso a un altro bene rifugio come i Bund tedeschi, finendo quindi per riflettersi sullo spread con il Btp, sceso sotto quota 90. Vistoso è il rafforzamento rispetto all'euro del dollaro, a 1,0869, un livello che non si vedeva dal settembre 2003 e che è il «marchio» evidente del disallineamento strategico da parte di Fed e Bce. Con la prima che studia, appunto, quando attuare il primo restringimento delle maglie del credito, e l'altra che fra tre giorni darà vita al più forte allentamento monetario mai deciso da quando esiste l'euro. Il quantitative easing è lo scudo che ha finora protetto l'Eurozona. Ora Mario Draghi dovrà dimostrare se il piano da 60 miliardi di euro al mese è davvero efficace come mezzo di contrasto alla scarsa crescita e alla bassa inflazione. Certo, la Grecia resta un grosso interrogativo. Nella lettera che il ministro delle Finanze ellenico, Yanis Varoufakis, ha inviato all'Eurogruppo sono sette, e non sei, i punti del piano di riforme: l'istituzione di un «Consiglio fiscale» che si occupi dei tagli alla spesa; un nuovo tetto alla spesa pubblica; lotta all'evasione combattuta usando studenti, domestici e turisti come 007 sotto copertura; riforma fiscale; riduzione della burocrazie; interventi per alleviare la «crisi umanitaria» nella quale è precipitata la Grecia. Ma il documento non è piaciuto a Bruxelles, e il negoziato tecnico è ancora fermo. Scarse le possibilità che l'Eurogruppo di lunedì sia risolutivo.

Ma il tempo corre, e per Atene c'è un assoluto bisogno di aiuti: in febbraio, secondo il quotidiano Sueddeutsche Zeitung ,

non sono stati pagati gli stipendi agli insegnanti di sostegno. Allarme rosso, dunque. Al punto che il governo avrebbe chiesto ai fondi pensione e ad altre istituzioni pubbliche di mettere a disposizione i propri capitali.

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