Gli occhi dei mercati saranno tutti puntati oggi su Bruxelles, dove va in scena l'ennesima riunione dell'Eurogruppo con un ordine del giorno ristretto a un'unica voce: trovare un accordo in grado di sbloccare i 31 miliardi di euro di aiuti alla Grecia. Alla vigilia del vertice, Parigi e Berlino si sono dichiarate ottimiste. «Molto vicini a una soluzione», ha detto il ministro delle finanze francese Pierre Moscovici. Gli ha fatto eco Norbert Barthle, portavoce della Cdu, il partito della Cancelliera Angela Merkel: «I ministri delle Finanze raggiungeranno un'intesa». Resta tuttavia da sciogliere un nodo: dove reperire i circa 30 miliardi per consentire ad Atene due anni in più di tempo per ripianare i conti. Un problema che si interseca con quello, sollevato dal Fondo monetario internazionale, sulla sostenibilità del debito ellenico. Secondo le ultime indiscrezioni, il Fondo e la Bce avrebbero cominciato a premere affinchè i Paesi creditori della Grecia rinuncino a partire dal 2015 a metà del loro credito, così da portare il debito di Atene dal 144% al 70% entro il 2020. È un'ipotesi verso la quale, in base a quanto riportato dal Welt Am Sonntag, la Germania avrebbe mostrato un'apertura durante un incontro segreto con Fmi e Bce. «Il taglio del debito non fa parte delle trattative - ha però spiegato Joerg Asmussen, componente del board della Bce - Le misure dovrebbero riguardare la riduzione dei tassi sul debito di Atene». Intanto, la Spagna riceverà dall'Ue il 15 dicembre 35 miliardi per salvare le sue banche.
In cambio, Madrid dovrà imporre massicci licenziamenti agli istituti nazionalizzati. Bankia potrebbe essere costretta a cacciare 6mila dipendenti su 20mila, NovaGalicia altri 2mila su 5.800 e potrebbero chiudere 1.000 filiali complessivamente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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