Nuova controffensiva di Exor su PartnerRe: il consiglio d'amministrazione della compagnia di riassicurazioni quotata a New York, secondo la la holding degli Agnelli, trae in errore i propri soci sull'offerta presentata da Exor con una «campagna irresponsabile» che li mette fuori strada ed è condotta «in maniera intenzionale e inappropriata».
Secondo l'accusa lanciata dai vertici di PartnerRe, sull'offerta di Exor finiranno per intervenire authority e agenzie di rating considerando che in partita potrebbe giocare un ruolo anche un eventuale riassetto di Fiat Chrysler. In altri termini ha agitato lo spettro delle «parti correlate».
L'offerta di Exor, risponde però la controllata della famiglia Agnelli, è superiore in tutti gli aspetti salienti all'integrazione proposta invece da Axis: la proposta prevede un prezzo migliore per i soci ordinari (137,50 dollari in contanti), un accordo migliore per i soci privilegio, non ha rischi di esecuzione e di tipo regolatorio, non comporta rischi di integrazione e prospetta un futuro più forte per la compagnia di riassicurazioni con base alle Bermuda.
«Più il board di PartnerRe fuorvia i propri azionisti sui meriti dell'offerta di Exor, più è chiaro che la transazione inferiore di Axis manca di sostanza, ha tempi di esecuzione lunghi e comporta rischi di integrazione per azionisti, dipendenti e clienti», dice la società presieduta da John Elkann.
Sulla strada che potrebbe portare alla fusione tra Fca e Gm gli ostacoli non sono solo rappresentati da chi vede (Mary Barra, ad del colosso di Detroit, in testa) le possibili nozze come fumo negli occhi. Ma nel fianco di Sergio Marchionne rischiano di infilarsi due spine dolorose: l'apertura, tra un mese e mezzo, dei negoziati tra il sindacato Uaw e i tre costruttori (Gm, Chrysler - cioè Fca - e Ford) e, in tempi più ravvicinati, il 2 luglio, l'udienza fissata dall'Agenzia Usa sulla sicurezza stradale (Nhtsa) a proposito dei richiami troppo lenti partiti da Auburn Hills per 11 milioni di veicoli ritenuti difettosi. In proposito, si parla di potenziali sanzioni per oltre 700 milioni di dollari, un esborso che si aggiungerebbe ai costi relativi ai richiami. Anche Gm, guarda caso, sul fronte sanzioni non se la passa bene. Per l'ad Barra la tegola, però, sarebbe molto più pesante, addirittura superiore agli 1,3 miliardi di dollari pagati da Toyota. Si tenta il patteggiamento dopo che 104 persone hanno perso la vita per un problema all'accensione in grado di spegnere il motore, disattivando anche gli Airbag: 30 milioni i veicoli coinvolti, dal febbraio 2014, nelle verifiche del caso.
Per Marchionne, vicenda richiami a parte, sarebbe comunque importante chiudere la partita prima del via ai negoziati con il sindacato Uaw. «Presentarsi con l'asse Fca-Gm definito - afferma un analista - darebbe un peso diverso alla trattativa». Ma c'è un altra ragione, secondo il mercato, che spiegherebbe l'accelerazione impressa da Marchionne nei confronti di Gm (che capitalizza circa tre volte Fca, ma ha un numero di dipendenti leggermente inferiore: 214.000 contro 232.165): quella di affiggere le pubblicazioni del nuovo matrimonio prima che Barack Obama, lo stesso che ha favorito la scalata di Fiat a Chrysler, lasci la Casa Bianca.
La Borsa, intanto, continua a scommettere sulla fusione. A Milano, ieri, il titolo Fca ha segnato un +1,3% nella giornata che ha visto scendere dell'1,6%, in maggio, le vendite globali di auto del gruppo. Da parte sua, Marchionne ha infiammato il dibattito a Wall Street.
Alcuni hedge fund che detengono l'1,5% di Gm, come riportato dal Financial Times , hanno espresso scetticismo contro un'eventuale unione all'interno tra i due gruppi. Altri fondi, invece (Harris e Berkshire Hathaway, che rispettivamente controllano il 5% e il 3% del capitale di Gm) sarebbero invece favorevoli alle nozze.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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