Facebook: esame Wall Street 

Via al road show. Multipli da bolla Internet, Zuckerberg chiede 99 volte l’utile atteso quest’anno

Facebook: esame Wall Street 

«Se dovessi investire in Facebook, i medici mi ricovererebbero». L’«oracolo di Omaha», alias Warren Buffett, fondatore di Berkshire Hathaway, ha emesso il suo verdetto: sul social network fondato da Mark Zuckerberg è meglio non rischiare.
E chissà che qualcuno di qua e di là dall’oceano non lo stia ad ascoltare. Oggi parte il roadshow di quella che i media americani hanno definito trionfalisticamente «l’Ipo del secolo». Gli uffici newyorkesi di Jp Morgan sono «pavesati» a festa da giorni. Sul Nasdaq sono in arrivo 337,3 milioni di azioni Facebook. La forchetta è compresa tra 28 e 35 dollari e nel caso il prezzo di sottoscrizione si attestasse sui massimi sarebbe la quotazione più rilevante della storia di Wall Street valutando l’invenzione di uno studente di Harvard ben 96 miliardi di dollari (73,4 miliardi di euro), il 60% in più dei 60 miliardi strappati dal corriere Ups nel 1999.
A quei livelli l’Ipo raccoglierebbe 13,6 miliardi di dollari segnando un record per le web company «stracciando» gli 1,92 miliardi segnati da Google nell’ormai lontano 2004 con una valutazione complessiva di 23,4 miliardi. Ed è proprio da questi numeri che bisogna partire per capire se il gioco valga la candela.
Se effettivamente Facebook dovesse essere valutata 96 miliardi (rendendo Zuckerberg un vero e proprio «tycoon» con un pacchetto di 533 milioni di azioni da 18,7 miliardi), ciò significherebbe prezzarla 99 volte gli utili attesi quest’anno e circa 28,5 volte il fatturato previsto. Si tratta di cifra da «bolla Internet» considerato che Google (194,5 miliardi di dollari di capitalizzazione) tratta 4,8 volte il fatturato atteso (3,5 miliardi circa quasi tutti dalla pubblicità) e 13,7 volte gli utili stimati nel 2012.
È sufficiente tutto questo per sostenere le tesi di Buffett? Soprattutto considerando che «l’oracolo» continua a preferire la vecchia Ibm al «nuovismo» di Google e di Apple? Sicuramente no. Basti pensare che Facebook ha 901 milioni di utenti unici che non rappresentano solo un target per l’advertising online, ma anche una base di dati su gusti, tendenze, preferenze e passioni di consumatori. Se a questo si aggiunge che ogni giorno mezzo miliardo di persone si connette al sito della «f minuscola», le prospettive non possono che essere incoraggianti, anche se per giustificare appieno la valutazione si dovrebbe raggiungere in poco più di un quinquennio un fatturato di almeno 50 miliardi di dollari. Altra variabile da non trascurare è la crescita per linee esterne abbastanza aggressiva. In poco tempo sono entrati nell’orbita di Facebook: Instagram (condivisione foto), alcuni brevetti Microsoft (per chiudere la partita legale) e la app «made in Italy» Glancee. Ultimo ma non meno importante: a quelle valutazioni Facebook - che tra i soci annovera già Goldman Sachs - sarà un leader del Nasdaq e perciò sarà comprata dai grandi fondi di investimento.
Non si possono, tuttavia, sottovalutare i potenziali rischi. Le recenti Ipo del «web 2.0» non sono state proprio brillantissime: Zynga (sviluppatore di videogames) ha perso il 16,7% e Groupon (buoni sconto online) il 50,7%.

Solo il social network LinkedIn ha guadagnato il 160 per cento da maggio a oggi. Il 18 maggio, giorno previsto per il debutto, i dubbi saranno sciolti. Chi ha scommesso su Google (+600% dall’Ipo), in fondo, ha avuto ragione.

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