Economia

Eataly in vendita? Qual è il vero obiettivo di Farinetti

La vera mission di Eataly è capitalizzare il brand costruito negli anni. Obiettivo raggiunto, ma se vendesse la quota di maggioranza Oscar Farinetti smentirebbe tutta la retorica degli ultimi anni

Eataly in vendita? Ecco qual è il vero obiettivo di Farinetti

Oscar Farinetti smentisce se stesso e apre alla vendita della quota di maggioranza di Eataly: secondo indiscrezioni del Wall Street Journal, Eataly, fondata ad Alba da Oscar Farinetti nel 2010, potrebbe vedere il 52% passare a Investindustrial di Andrea Bonomi, che starebbe pensando a un aumento di capitale da 200 milioni destinato a potenziare Eataly in modo tale da permettergli di aprire nuovi punti vendita e sviluppare nuovi investimenti. La famiglia Farinetti resterebbe socia di minoranza assieme alla famiglia Baffigo/Miroglio e al deus ex machina del private equity italiano, Giovanni Tamburi, la cui Tamburi Investment Partners controllerebbe assieme ai due soci attuali il restante 48% della società.

In dettaglio, nota il Corriere della Sera, "la struttura dell’operazione prevede un aumento di capitale di 200 milioni di euro e un concomitante acquisto da parte di Investindustrial di una parte delle quote detenute dagli azionisti esistenti, per portare Investindustrial a detenere la maggioranza della Società". Per Farinetti, fondatore del brand e della società-veicolo che controlla Eataly, si tratterebbe sicuramente di un gran colpo finanziario che riscatta esperienze deludenti per il gruppo come Fico a Bologna, ma di un'abdicazione definitiva all'ideologia a cui l'ex patron di Unieuro ha più volte dichiarato di credere, quella di voler fare di Eataly un hub di mercato elitario in grado di promuovere il meglio del Made in Italy alimentare in patria e all'estero, tenendolo però fuori dalle logiche, ritenute immorali, del capitale finanziario.

Il sito di informazione alimentare Puntarella Rossa già nel 2012 sottolineava come Farinetti ammantasse la sua operazione commerciale "di una discreta quantità di ideologia in salsa populista", per la precisione di un "populismo elitario, che non è una contraddizione, perché pesca nei settori più progressisti della società, non nella massa indistinta dei consumatori". Nel manifesto Farinetti ha scritto che a Eataly "raggiungeremo il nostro obiettivo quando il consumatore capirà di essere un coproduttore, cosciente di determinare con le sue scelte la qualità e la quantità dei cibi. Responsabile quindi, non solo della qualità della propria vita, ma anche di chi produce: contadini, allevatori, pescatori, affinatori, trasformatori". Tante parole per coprire la realtà dei fatti: la volontà di monetizzare quando possibile un'operazione commerciale e di branding sicuramente di tutto rispetto, ma che in fin dei conti non ha avuto il ruolo di volano del Made in Italy nel mondo, quanto piuttosto di promotore di una cerchia ristretta di brand vicini alla società. Tutto questo con risultati economici e operativi altalenanti, migliorati dal 2020 al 2021 anche per il crescente impegno di Tip, società capace di plasmare la crescita dimensionale di molti gruppi, che ha piazzato la storica manager Alessandra Gritti come presidente.

Se Farinetti vendesse, passando definitivamente la mano della maggioranza del gruppo a una serie di partner di natura esterna e finanziaria, si sancirebbe dunque un passaggio definitivo di Eataly su un livello imprenditoriale più strutturato, forse addirittura virtuoso per le prospettive di internazionalizzazione e sviluppo, ma si annullerebbe definitivamente la visione ideologica di Farinetti nutritasi per anni di un vago spirito di elitismo misto a una prospettiva intrisa di ambientalismo e di un sistema di valori tanto cari alla sinistra borghese a cui è sempre stato vicino. In realtà conta solo il business, e ciò è più che legittimo. Rottamando la sua ideologia Farinetti farebbe un grande affare, come in passato non ha errato ad aprire a Tip. Ciò che viene meno è la retorica con cui Eataly ha visto sempre ammantato il suo business e che ha alimentato palesi flop come Fico.

E non potrebbe dunque necessariamente essere un male.

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