Faro Antitrust su Intesa, Unicredit e Bnl

L'Authority accusa le tre banche di chiedere "interessi doppi". Ispezionate le sedi

Faro Antitrust su Intesa, Unicredit e Bnl

L'Antitrust accusa Bnl, Intesa e Unicredit di aver fatto pagare interessi superiori al dovuto.

Il Garante della Concorrenza ha infatti avviato tre istruttorie per accertare se le tre banche abbiano posto in essere condotte in violazione del Codice del Consumo in relazione alla pratica dell'anatocismo bancario, cioè il calcolo degli interessi sugli interessi versati su un prestito. In particolare, fino all'entrata in vigore dell'articolo 17-bis del decreto legge numero 18 del 2016, che ha ribadito il divieto di anatocismo salvo autorizzazione preventiva del cliente, i tre istituti avrebbero continuato ad applicare l'anatocismo, nonostante l'espresso divieto contenuto nella Legge di Stabilità 2014. Dopo la riforma operata nel corso del 2016, i tre istituti avrebbero adottato modalità aggressive per indurre i propri clienti consumatori a dare l'autorizzazione all'addebito. Per verificare l'esistenza di pratiche commerciali scorrette, ieri i funzionari del Garante hanno eseguito una serie di ispezioni nelle sedi delle tre banche con l'ausilio del Nucleo speciale Antitrust della Guardia di Finanza.

Si parla di anatocismo sui mutui quando la banca che ha concesso il prestito opera una capitalizzazione degli interessi considerando gli interessi maturati come capitale e facendo quindi pagare gli interessi anche sugli interessi. Ma la legge che lo vieta è stata modificata di recente. Vediamo come.

Il 6 aprile del 2016 diventa legge il decreto banche, che contiene la riforma del credito cooperativo e la garanzia dello Stato sulle sofferenze. Il governo incassa infatti anche in Senato la fiducia sul provvedimento (con 171 voti a favore, 105 contrari e un astenuto). Nel testo c'è anche il divieto, considerato definitivo, al pagamento degli interessi sugli interessi. In sostanza si stabilisce che nelle operazioni, compresi i finanziamenti a valere su carte di credito, gli interessi debitori maturati non possono produrre interessi, salvo quelli di mora. Secondo la normativa, nei rapporti di conto corrente o di conto di pagamento gli interessi sono conteggiati il 31 dicembre di ciascun anno e, comunque, al termine del rapporto per cui sono dovuti. E gli interessi debitori divengono esigibili il primo marzo dell'anno successivo a quello in cui sono maturati.

A febbraio di quest'anno però le associazioni dei consumatori, in particolare l'Adusbef di Elio Lannutti, lanciano l'allarme: l'associazione riporta una mail inviata alle imprese da «una primaria banca» nella quale si annuncia che dal primo marzo 2017 «vengono addebitati gli interessi debitori relativi al trimestre 1 ottobre - 31 dicembre 2016» e che l'importo dell'addebito è rilevabile dagli estratti conto inviati a fine anno «contraddistinti dalla voce interessi con due asterischi». Per coloro che non hanno autorizzato l'addebito degli interessi «decorrono gli interessi di mora» e inoltre «il mancato addebito degli interessi potrebbe portare al recupero legale degli stessi ed alla sospensione/revoca degli affidamenti/ blocco del conto corrente».

Quindi, dal 1 marzo le banche possono pretendere interessi capitalizzati nel trimestre 30 settembre - 30 dicembre 2016, a cui si devono aggiungere interessi di mora a coprire il periodo di fermo, pena il blocco operativo del conto corrente. «Tra gennaio 2014 e settembre 2016 vanno restituiti 7 miliardi incamerati dal sistema bancario», sostiene Lannutti.

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