Per Fazio e Consorte dimezzate le pene

Per Fazio e Consorte  dimezzate le pene

MilanoPene ridotte ai principali imputati, un sacco di assoluzioni, la prescrizione più vicina per tutti. E soprattutto Unipol che fa bingo: l’assicurazione «rossa» si vede restituire 39 milioni che le erano stati confiscati dai giudici di primo grado. È una rilettura in profondità quella della sentenza d’appello che riduce a due anni e mezzo i quattro anni inflitti in primo grado ad Antonio Fazio, l’allora governatore della Banca d’Italia che spianò a Gianpiero Fiorani e ai suoi alleati la strada per il controllo della banca Antonveneta. Lo scandalo che nell’estate del 2005 - insieme al pasticcio gemello di Bnl-Unipol - sconvolse il mondo della finanza italiana ne esce giudiziariamente ridimensionato. Tanto da rendere probabile che tutto, da qua all’autunno, si inabissi nelle sabbie mobili della prescrizione.
Certo, rimane la gravità politica, testimoniata dalla conferma della condanna di Fazio per aggiotaggio: ma anche su questo cotè c’è un dato significativo, che è l’assoluzione del senatore del Pdl, Luigi Grillo, accusato di essere l’artefice del «patto dello sciacchetrà» che avrebbe portato la scalata di Fiorani a ottenere la benedizione di Silvio Berlusconi. Scrivevano i giudici che lo avevano condannato in primo grado a due anni e otto mesi: «Grillo ha rappresentato per Fiorani il canale personale attraverso il quale avviare favorevolmente un’intensa attività lobbistica in sede parlamentare e nel mondo politico». Sarà interessante su questo punto leggere le motivazioni della sentenza, che il giudice relatore Pietro Caccialanza si è preso appena quindici giorni di tempo per redigere, nonostante la complessità delle materia: fretta motivata dalla necessità di evitare che tutto finisca in prescrizione.
Per i giudici della Corte d’appello, presieduta da Luigi Cerqua, infatti, il reato di aggiotaggio si compì il 30 aprile del 2005: quel giorno Fiorani e i suoi alleati presero il potere nell’assemblea di Antonveneta, neutralizzando la cordata rivale degli olandesi di Abn Ambro.
La retrodatazione del reato ha due effetti connessi: non si applica il reato di aggiotaggio che è previsto dalla legge 62 del 2005, ma la formulazione più blanda del vecchio articolo 2637 del Codice civile. Quindi le pene si abbassano: da qui lo sconto di pena a Fazio, ma anche all’ex capo di Unipol, Giovanni Consorte, e al suo vice Ivano Sacchetti (da tre anni a un anno e otto mesi). E soprattutto si accorciano i termini della prescrizione. Secondo i calcoli delle difese, con questa sentenza tutto si dissolve alla fine di ottobre. È arduo che la Cassazione riesca a pronunciarsi in tempo.
Nell’attesa, tutte da leggere le motivazioni su due punti: la restituzione dei 39 milioni confiscati a Unipol, che i giudici di primo grado avevano considerato il provento del reato commesso dai vertici del gruppo assicurativo bolognese. E l’assoluzione in blocco dei clienti dell’ex Banca Popolare di Lodi, che Fiorani aveva utilizzato (con cospicui vantaggi economici per loro) per intestare azioni Antonveneta.


Complessivamente si può dire che la sentenza dei giudici che un anno fa emisero la sentenza di primo grado esce ridimensionata e criticata. Al punto che la condanna di un imputato minore viene addirittura dichiarata nulla «perché non vi è corrispondenza tra accusa e sentenza».

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